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Chiude Tempelhof, l'aeroporto che salvò Berlino dalla fame

di Marco Innocenti

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28 ottobre 2008
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Nella città più frenetica della sonnolenta Europa, che dalla caduta del Muro tutto divora, distrugge, rinnova, reinventa e ricostruisce, non poteva resistere un monumento come Tempelhof: l'aeroporto dei cupi e poi ruggenti anni Venti, di Hitler, della Guerra fredda, del ponte aereo americano che salvò dalla fame la gente di Berlino.
Tempelhof, che chiude il 30 ottbre dopo 85 anni di servizio, rappresenta un mito e un sogno, un pezzo di storia della Germania, simbolo di Berlino, luogo della memoria nel cuore dell'Europa.
I giovani non possono ricordare, per loro Berlino è una città tutta da vivere nel presente, una realtà-shock, una swinging city, un nevrotico incanto, ma Tempelhof fu costruito da impenditori ebraici negli anni Venti, la Lufthansa nacque sulle sue piste, Hitler lo espropriò e, grazie a Speer, ne fece il primo aeroporto moderno d'Europa. Ma per i vecchi berlinesi Tempelhof non si identifica con il nazismo: è un simbolo di valori positivi per il ponte aereo che nel '48-'49, per oltre 450 giorni, permise di resistere a Stalin, che voleva piegare Berlino per fame e annetterla alla Germania est.
I piloti americani e inglesi sconfissero il "piccolo padre", pagando un pesante tributo di vite. Atterrarono e decollarono tra vento e tempeste con i loro Dakota sulla pista dell'aeroporto. Portarono carbone, cibo, medicine, sigarette, caramelle. Portarono soprattutto la speranza. E per tanti ragazzi di allora, i dolci che piovevano dagli argentei aerei della salvezza furono il primo impatto e la prima identificazione emotiva con la democrazia.
Poi, con l'affermarsi della Germania moderna, sbarcarono a Tempelhof Marilyn Monroe, John Wayne, Sophia Loren, i Beatles, i Rolling Stones, a portare i visi, i sorrisi, i ritmi, forse gli eccessi del loro mondo. La Germania sconfessava il passato, cresceva, diventava "locomotiva" ma soffriva dell'amputazione di una parte di sé, finché nell'89 caddero il Muro e il comunismo come una patetica Bastiglia. E l'happening di quella notte magica tagliò la vita di una generazione, fece il giro del mondo e si insediò nei libri di storia.
A condannare Tempelhof, ormai invecchiato, sono stati i numeri. Nel 2007 lo scalo ha accolto solo 350mila dei 20 milioni di passeggeri atterrati a Berlino. "Tempelhof è superato, è un debito, ha troppo pochi passeggeri, lo sostituirà un nuovo grande aeroporto nel 2011". Argomentazioni inattaccabili con il metro della ragione. Ma l'Europa, da domani, perderà un pezzo della Memoria e del passato che non vuole passare. Del ricordo di quelle caramelle che, con dolcezza, aiutarono a vivere chi non voleva morire.

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