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Visti da lontano / L'esercito contro la mafia e le minacce a Saviano

di Elysa Fazzino

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15 ottobre 2008

Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta: contro la criminalità organizzata serve avere mobilitato l'esercito? E' la domanda che emerge da un reportage pubblicato oggi dal Financial Times, che in parte risponde di no con il titolo: «Incursione della mafia sotto il naso dei paracadutisti».
Nel giorno in cui molti siti deIla stampa straniera dedicano spazio alla notizia delle minacce allo scrittore Roberto Saviano, autore di Gomorra, il quotidiano economico britannico fa un passo indietro e analizza gli ultimi fatti di sangue, partendo dall'assassinio di Casal di Principe. «Neppure i parà della Folgore hanno potuto salvare Stanislao Cantelli», esordisce il Financial Times. Due giorni dopo che il governo di Silvio Berlusconi aveva inviato 500 soldati a dare manforte alla polizia nel napoletano, «la mafia ha sferrato la sua cruda risposta». Il sessantenne è stato ucciso mentre giocava a carte in un circolo sociale, «i paracadutisti erano a 200 metri di distanza». Per quando è arrivata la polizia, assassino e testimoni erano andati via.
«La decisione del governo di dispiegare l'esercito – scrive il Financial Times - è stata accolta in modo cautamente positivo dagli italiani, come segno che lo Stato sta cercando di imporre un'autorità che è stata assente per anni. Gli oppositori dicono che è solo per mostra». Il servizio, firmato da Guy Dinmore inviato a Napoli e Reggio Calabria, fa notare la discrepanza di vedute sulla natura della battaglia tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che pensa sia una «guerra civile», e il ministro della Difesa Ignazio la Russa, che preferisce parlare di «guerra tra bande».
«Invece di posti di blocco, più persone nelle indagini»
L'articolo cita, senza farne il nome, un giornalista locale secondo cui «il governo è stato obbligato a far vedere che risponde alla violenza», ma la mossa difficilmente affronterà le radici del problema, cioè il legame di potere tra i politici locali e la criminalità organizzata. A suo parere, «questa guerra è comunque vincente per Berlusconi», «alcuni politici locali che sono nella mafia fin sopra il collo saranno forse sacrificati, ma saranno rimpiazzati».
Il Financial Times ha parlato anche con il pm dell'antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri. «mandare l'esercito non è uno strumento efficace», afferma Gratteri. «I posti di blocco non sono la risposta, non importa se siano dei Carabinieri o dell'esercito»: hanno un buon effetto psicologico, ma non danno risultati. Le intercettazioni telefoniche «sono la sua principale arma». «Le indagini sono la risposta, ma per farle ci vogliono mesi, anni. E' importante aumentare il numero delle persone che ci lavorano». «Invece dei posti di blocco, per combattere la mafia uno deve camuffarsi, dimenticarsi di esistere, scomparire…non avere intorno telecamere e giornalisti».
Minacce a Saviano, i siti ne parlano
Primi piani di Roberto Saviano e scene del film Gomorra, tratto dal suo libro e candidato all'Oscar, sono oggi presenti su parecchi siti esteri. «I gangster di Napoli ordinano la morte dell'autore di Gomorra entro Natale», titola l'Independent. Il giornale ricorda che Saviano è sotto la protezione della polizia da due anni e paragona la sua vita a quella di Salman Rushdie durante gli anni la Fatwa, «ma con più guardie, più armi, per proteggerlo da una minaccia più tangibile». «La Camorra appare più determinata che mai a eliminare l'uomo che le ha dato la notorietà internazionale prima riservata alla mafia siciliana». Il Times riferisce tra l'altro che Walter Veltroni ha annunciato una manifestazione a Casal di Principe per il prossimo mese. «I politici italiani affermano che la minaccia a Saviano è un affronto alla libertà di stampa», scrive il Telegraph, citando anche il senatore Felice Belisario dell'Italia dei Valori: «è vitale abbattere il muro di silenzio che protegge la Camorra, la mafia e tutte le organizzazioni criminali».
Il quotidiano spagnolo El Pais dedica alle minacce contro Saviano un vistoso richiamo sulla home page del suo sito. Tramite il suo portavoce, Saviano ha ribadito a El Pais che non se andrà: «Andarsene adesso sarebbe cedere al ricatto dei Casalesi». In ogni caso, aggiunge l'articolo di Miguel Mora, lo scrittore passerà abbastanza tempo fuori dall'Italia nei prossimi mesi, a causa di impegni letterari in vari Paesi. Ma «è azzardato affermare che sarebbe completamente al sicuro all'estero». Anche qui è citato Veltroni: «Un Paese normale non può accettare che uno scrittore viva così».
La vicenda ha rilievo anche sui siti francesi. Le Monde ricorda un'intervista data un anno fa a "Le Monde del livres", il proprio supplemento "libri": «Pubblicando Gomorra, sono diventato un simbolo, ma ho pagato un prezzo molto elevato», «Mi aspetto il peggio, anche se non so che volto avrà», «Più delle pallottole, temo le diffamazioni che puntano a screditarmi e mi accusano di avere inventato tutto per farmi pubblicità e garantirmi una carriera politica. Gli intellettuali napoletani – e più in generale gli intellettuali italiani – non hanno mai voluto – non hanno mai saputo - affrontare il cancro della Camorra…Io l'ho fatto. E' per questo che la Camorra ce l'ha con me». Notizia d'agenzia sono riportate sui siti di Les Echos e Nouvel Observateur.
I siti della stampa americana pongono l'accento, per lo più con notizie Ap, sull'apertura dell'inchiesta sulle minacce di morte a Saviano. Tra gli altri, ne parlano New York Times, International Herald Tribune, Washington Post, San Francisco Chronicle.

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