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Gli armatori fuggono da Suez

di Vittorio Da Rold

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18 novembre 2008
CARTINA
In cerca di mari più sicuri

Non bastava la crisi finanziaria a far ridurre il volume dei passaggi di navi sul canale di Suez, luogo simbolo della globalizzazione dei commerci e del pianeta interconnesso. Ora arrivano anche gli attacchi dei pirati al largo della Somalia e nel Golfo di Aden a far fuggire gli armatori dalle acque del Mar Rosso e a dirottare precipitosamente il proprio naviglio sulle orme della rotta scoperta nel 1498 dal portoghese Vasco de Gama, cioè il passaggio del Capo di Buona Speranza.
Rotta più lunga (da quattro a dieci giorni in più per raggiungere il porto olandese di Rotterdam partendo da Singapore o dall'Australia e viceversa), ma più sicura delle infide acque somale o del Golfo di Aden dove dall'inizio dell'anno si sono regi-strati, secondo l'Ufficio marittimo internazionale, ben 84 attacchi al naviglio di passaggio, il doppio rispetto al 2007. E con 34 prigionieri.

Per evitare queste acque , la Svitzer, il numero uno mondiale dei rimorchiatori, ha deciso nei giorni scorsi che la sua flotta doppierà il Capo di Buona Speranza. Una scelta seguita ieri dall'armatore norvegese Odfjell che ha rinunciato a far passare le sue navi nel Golfo di Aden, teatro di un numero sempre crescente di sequestri da parte dei pirati. La decisione è stata annunciata dal direttore generale di Odfjell, Terje Storeng, precisando che la compagnia ha deciso che ormai è comunque meglio fare il viaggio più lungo e più costoso, ma anche più sicuro, che passa al largo del Sudafrica. «Non esporremo più i nostri equipaggi al rischio di essere sequestrati e presi in ostaggio dai pirati che poi pretendono un riscatto. Siamo sicuri - ha detto Storeng - che i nostri clienti apprezzeranno questa decisione presa per garantire la sicurezza degli equipaggi e delle navi, ma anche quella della merce che trasportiamo ». «Ci saranno costi supplementari - ha concluso il direttore di Odfjell - ma contiamo sul sostegno e su un contributo dei nostri clienti». Odfjell possiede una flotta di 92 navi che collegano gli Stati Uniti e l'Europa all'Asia, al Medio Oriente e al Sudamerica.

L'aumento dei costi di navigazione dall'Asia verso l'Europa è una brutta notizia che si aggiunge a una situazione che vede il settore già in difficoltà. «Non s'era mai visto - ha detto nei giorni scorsi il broker Christian Larsson della britannica Larsson shipping - un periodo tanto prolungato di crescita continua, senza cadute». La festa però è finita all'improvviso. Nel luglio scorso un cargo da 70mila tonnellate veniva affittato a Londra anche a 80mila dollari al giorno, oggi il prezzo si aggira attorno ai 15mila dollari.
Non basta. Se il recente sequestro della superpetroliera Sirius Star dell'Aramco avvenuto nelle acque dell'Oceano Indiano non è un colpo isolato e i pirati somali arrivano fin lì, il quadrante degli interventi delle navi Nato e Ue (ma la missione europea, varata pochi giorni fa, sarà operativa solo a metà dicembre) rischia di allargarsi, e i rischi di un drastico peggioramento della crisi crescono.

vittorio.darold@ilsole24ore.com

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