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Gli affari con Gheddafi e l'imperialismo (energetico) di Mosca

di Piero Sinatti

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1 novembre 2008

Era dal 1985, l'anno del suo terzo viaggio in Urss, dopo quelli compiuti nel 1976 e nel 1981, che il presidente libico Muhammar Gheddafi non metteva piede a Mosca. In epoca sovietica, Mosca è stato il principale fornitore di armamenti alla Jamahiryya: tuttora gli armamenti e gli altri mezzi bellici a disposizione di Tripoli sono per il 90 % di fabbricazione sovietica. Ora devono essere modernizzati e rinnovati.


La visita di Putin in Libia dell'aprile 2008
Lo scorso aprile, con la visita dell'allora presidente Putin, le relazioni tra Mosca e Tripoli riprese nei secondi anni Novanta, hanno fatto un grande passo in avanti. Sono stati firmati accordi di cooperazione nel campo tecnico-militare, in quello energetico e nelle infrastrutture.
In aprile, la Russia ha cancellato il debito di 4,5 miliardi di dollari accumulato da Tripoli in epoca sovietica, in cambio della firma ad accordi plurimiliardari russo-libici nei settori sopra indicati. Da ricordare, tra questi, il contratto per la costruzione da parte del monopolio statale Ferrovie di Russia (RZhD) di 500 chilometri di ferrovia tra Sirti e Bengasi (un affare da 2,2 miliardi di dollari) da realizzare entro quattro anni, con l' acquisto da parte libica del 70% di attrezzature, tecnologia e prodotti metallurgici russi. Il contratto è sovvenzionato esclusivamente dalla Libia, che affiderà a proprie imprese gran parte dei lavori.
Un memorandum di cooperazione è stato firmato in aprile firmato da Gazprom e dalla Compagnia di stato gas-petrolifera libica per creare una società mista che opererà nel settore delle ricerche geologiche, nell'estrazione e nel trasporto sia del gas che del greggio.
L'accordo energetico d' aprile suscitò non poche preoccupazioni nell'Unione europea, i cui approvvigionamenti energetici dipendono in gran parte da Tripoli e da Mosca.
Nel settore tecnico-militare si parlò, sette mesi fa, di forniture russe per oltre 2 miliardi di dollari per il rinnovamento dell'esercito di Tripoli che quattro anni fa aveva ricevuto una licenza per la costruzione in Libia di "avtomaty" Kalashnikov e la forniture di missili anticarro del tipo "Kornet-E".


Realizzazione e ampliamento degli accordi di aprile
Il contratto di cooperazione tecnico militare ammonterebbe, ora, a 2,5 miliardi di dollari. "Il colonnello" è interessato, in particolare, all'acquisto di sistemi missilistici (di difesa), di bombardieri Mig e Sukhoj, di elicotteri da combattimento e di navi da guerra. Gli ordinativi libici, in parte, ridaranno vigore all'export bellico russo che ha di recente sofferto la sospensione degli ordinativi cinesi.
Altro "affare" in via di concretizzazione grazie alla terza missione a Mosca del leader della Jamahiryya riguarda quello la costruzione di un reattore destinato al settore nucleare civile libico da parte delle società statali russe Rosatom e Atomstrojexport. Le stesse che hanno concluso meno di una settimana fa un importante accordo con la Cina, nel corso del Terzo Forum russo-cinese di Mosca.
Di grande interesse (e preoccupazione) per l'UE e per l'Italia è "l'approfondimento della cooperazione energetica", specie quella gasiera, tra Russia e Libia, auspicato sabato 1 novembre dai presidenti Gheddafi e Medvedev.
C'è da da ricordare che tra il 2007 e il 2008 Gazprom ha partecipato, vincendolo, a un tender internazionale indetto dalla Libia per l'esplorazione e lo sfruttamento di una serie di giacimenti d'oro azzurro nell'importante bacino di idrocarburi di Gadames (presso i confini algero-tunisini).


Valutazioni strategiche
La visita di Gheddafi a Mosca conferma e accresce la posizione e il ruolo internazionale della Russia come punto di riferimento di una serie di paesi che a suo tempo furono importanti partner dell'URSS (Algeria, Libia, Siria nel mondo arabo), Cuba, Vietnam (il cui presidente Nguyen Minh Triet ha incontrato a Mosca il 28 ottobre il collega Medvedev, concludendo importanti accordi nel settore energetico), oltre a nuovi partner di grande rilievo come Venezuela e Iran, tra i principali produttori mondiali di idrocarburi.
Da ricordare che Mosca si è da poco tempo dichiarata disponibile a creare una Opec del gas, assieme a Iran e Qatar. Anche Tripoli è sembrata incline a questa proposta. Non si sa, tuttavia, se nell'incontro del primo novembre con Gheddafi, il presidente Medvedev ha proposto quello che nei giorni scorsi a Mosca (durante l'incontro con il presidente cinese Wen Jabao) e ad Astana (durante l'incontro dei premier dell'Organizzazione della cooperazione di Shanghai) aveva proposto Putin: la costruzione di "una nuova architettura finanziario-monetaria internazionale" e la possibilità di sostituire il dollaro con altre valute nei pagamenti internazionali.
In un momento di crisi dell'egemonia mondiale americana, Mosca opera internazionalmente per realizzare la sua fondamentale ipotesi strategica: la formazione di un mondo multipolare come alternativa all'unipolarismo americano. E lo fa rivolgendosi a partner di grande rilievo sul terreno politico ed economico (la Cina) e su quello energetico (Libia, Iran, Algeria, Venezuela). Ottenendo più che semplici disponibilità verbali. Comprese le basi militari che nei mesi scorsi il Venezuela e ora la Libia stanno offrendo ai russi che cercano una risposta alle installazioni antimissilistiche in Polonia e Repubblica ceca.

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