Peggiora nettamente il quadro dell'economia continentale. Nell'Eurozona l'indice Pmi del settore manifatturiero è sceso a 35,6 punti a novembre dai 41,1 di ottobre. Le attese erano per una flessione più contenuta a 36,2.
In Germania l'indicatore è sceso a 35,7 da 42,9 (attese per 36,7 punti), in Francia da 40,6 a 35,7 (stime per 37,9), in Italia da 39,7 a 34,9 (previsioni per 36), livello minimo da oltre undici anni. Nel Regno Unito lo stesso indice Purchase manager stilato da Markit Economics a Londra ha accusato una flessione da 40,7 a 34,4 punti, lettura è nettamente peggiore rispetto alle attese: gli analisti prevedevano un calo limitato a 39,3 punti. Stesso andamento in Svizzera: il Pmi elvetico è sceso ai minimi da 13 anni a quota 35,2 contro attese per 44,7 punti.
Sono ormai sei mesi che l'indice Pmi dell'Eurozona resta sotto i 50 punti, spartiacque tra la fase espansiva e la recessione. Ma il dato di novembre è il più basso da quando è iniziata questa rilevazione, dieci anni or sono. Stesso discorso anche per l'Italia. Più che confermato, quindi, il drammatico deterioramento delle condizioni generali della produzione manifatturiera in tutto il versante occidentale del Vecchio continente. Giovedì è attesa la riunione della Bce che dovrebbe decidere un taglio dei tassi di almeno mezzo punto percentuale (attualmente il Refi è 3,25%). Anche se sono in molti a premere per un -0,75% e la Confindustria in Italia si è espressa a favore un taglio ancora più netto di 100 punti base.
