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Gazprom investirà 32 miliardi nel gas dell'Artico

dal nostro inviato Antonella Scott

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Giovedí 04 Dicembre 2008
Aleksej Miller - foto AP

UKHTA - La dottrina energetica proclamata nel 2003 da Vladimir Putin parla chiaro: «Il ruolo della Russia nei mercati energetici mondiali determina in larga misura la sua influenza geopolitica». La posta in gioco è altissima, ma ora Mosca rischia di dover frenare le proprie ambizioni di superpotenza del petrolio e del gas a causa della crisi e del rallentamento della produzione che - proprio in questo momento di difficoltà nel credito - chiede di pensare in grande, di investire per dare il cambio ai giacimenti della Siberia occidentale che si stanno esaurendo. Per Gazprom non ci sono alternative. La risposta è Yamal, il Grande Nord.
Lungo il fiume che passa da Ukhta, i primi pozzi di petrolio russi apparvero già nel 1800, molto prima che questo insediamento perso tra betulle e neve diventasse città grazie al lavoro dei prigionieri del Gulag. Ma per Aleksej Miller, amministratore delegato di Gazprom, la data storica è quella di ieri: «Nel nostro calendario del gas, è giorno di festa». Insieme al presidente del monopolio russo del gas, Viktor Zubkov, Miller è venuto qui per celebrare la saldatura dei primi due dei tanti tubi che da Ukhta correranno per mille chilometri verso il Nord, verso la penisola di Yamal dove si nascondono - spiega - le risorse su cui la Russia punta per costruire la produzione futura. E per poter contare ancora sulla scena dell'economia globale.
In nessun'altra regione del Paese - spiega Gazprom - sarebbe possibile realizzare un piano di così grandi proporzioni in soli due decenni. «Per noi il megaprogetto Yamal è una priorità strategica», spiega Miller mentre la neve fitta già copre il tubo appena saldato tra gli applausi e firmato solennemente da Miller, Zubkov e dallo stato maggiore della repubblica di Komi, dove si trova Ukhta. In fila nella tundra, ordinati tra le scavatrici, gli altri segmenti attendono pazientemente di scendere sottoterra, a circa un metro e mezzo di profondità.
Aleksandr Ananenkov, vicepresidente di Gazprom, illustra le dimensioni del progetto. Nella penisola di Yamal sono state scoperte riserve di gas naturale pari a 30mila miliardi di metri cubi, distribuiti in vari giacimenti. Il più vasto è Bovanenkovskoje, lì è diretto il gasdotto festeggiato a Ukhta. «Un sistema di trasporto di ultima generazione - spiega Ananenkov - lungo 2.500 chilometri»: da Yamal a Ukhta, e da qui verso Mosca. E poi verso l'Europa.
Il megaprogetto sarà completato nel 2030 e per allora la produzione di gas avrà raggiunto i 310-360 miliardi di metri cubi all'anno. «Intendiamo fare tutto da soli», dice Miller accennando alla possibilità di collaborare con qualche compagnia straniera solo nel caso in cui Gazprom dovesse decidere di inserire nel progetto un impianto di liquefazione del gas.
«Yamal lavora per la sicurezza energetica della Russia, ma anche per quella dell'Europa», dice Ananenkov. Quando avrà raggiunto il volume massimo, la produzione da Yamal avrà l'ordine di grandezza delle forniture attuali al mercato interno russo e sarà due volte superiore al volume di gas esportato oltre le ex repubbliche sovietiche. Nello sviluppo delle infrastrutture e del sistema di trivellazione e trasporto, Gazprom spiega di aver utilizzato le tecnologie più avanzate, adatte al clima rigido. Il progetto ha anche dovuto essere modificato per tenere conto della tutela dell'ambiente e delle rotte seguite dagli allevatori di renne nelle loro migrazioni.
Gli investimenti previsti, calcola Miller, sono di 210 miliardi di rubli (6 miliardi di euro) per il 2009 e di 920 miliardi (26 miliardi di euro) in seguito. L'amministratore delegato di Gazprom definisce «sostenibile» la posizione finanziaria del gruppo, ma non esclude nuovi aiuti da parte dello Stato di cui il monopolio è il fiore all'occhiello, e guarda con ottimismo l'andamento dei prezzi perché - dice - anche se registreranno un calo nel primo trimestre del prossimo anno, torneranno su livelli sostenuti. Miller non sembra troppo preoccupato dalla crisi finanziaria, malgrado Gazprom abbia un debito a breve di 20,5 miliardi di dollari e sia già stata costretta, alla pari delle altre grandi compagnie energetiche russe - a chiedere aiuto allo Stato per un miliardo di dollari.
Ma Vneshekonombank, l'istituto presieduto da Putin che gestisce il pacchetto anticrisi, ha chiarito che chi cerca assistenza deve investire. Soprattutto nei grandi progetti che terranno alto il nome della superpotenza energetica, progetti come questo. «Il Paese ha bisogno di gas, e gas sarà», dice Vladimir Torlopovym, il presidente della Repubblica di Komi. «Urrà!», grida Miller.
antonella.scott@ilsole24ore.com

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