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Ue: passaggio di consegne dall'europeismo
di Parigi all'euroscetticismo di Praga

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26 dicembre 2008

La Repubblica ceca si appresta ad assumere la presidenza di turno dell'Ue dal 1 gennaio 2009, promettendo di non far rimpiangere l'iperattivismo di quella in uscita, rappresentata dal capo dell'Eliseo Nicolas Sarkozy. Ma Praga è già alle prese con le sparate del suo presidente 'eurodissidente' Vaclav Klaus, che nelle ultime settimane ha provveduto a irritare gran parte dell'establishment europeo. Una fonte di imbarazzo non indifferente per una presidenza che sarà chiamata a gestire la delicata 'road map' che dovrebbe portare al secondo referendum irlandese sul Trattato di Lisbona, in vista della sua entrata in vigore all'inizio del 2010, nonché il rilancio dei rapporti con gli Usa di Barack Obama e l'integrazione dei Balcani occidentali.
"Ci stiamo preparando da almeno tre anni, e prevediamo una presidenza senza intoppi", ha assicurato a metà dicembre il 'Mister Europa' ceco, ovvero il vicepremier con delega all'Ue Alexander Vondra. Pur ricordando che Praga "non è una superpotenza" come la Francia, con sottomarini nucleari ed un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma "un Paese di medie dimensioni". Subentrare a 'SuperSarko', ha continuato il vicepremier ceco durante una conferenza stampa a Strasburgo a metà dicembre, "potrebbe anche non essere un cattivo punto di partenza, perché potremmo sorprendere positivamente la gente".
Ma Klaus da ottobre rompe le uova nel paniere. Prima annunciando che non esporrà la bandiera comunitaria a dodici stelle nel suo Castello di Praga, lanciandosi in un parallelo con i tempi in cui la Repubblica ceca era obbligata a esporre il vessillo sovietico; poi paragonando la riunione dei G4 europei (Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna) a Parigi sulla crisi finanziaria alla Conferenza di Monaco del 1938 in cui Hitler ha ottenuto lo smembramento della Cecoslovacchia. A novembre ha provocato un incidente diplomatico in Irlanda, cenando con il leader della campagna del 'no' al referendum sul Trattato di Lisbona, Declan Ganley, durante una visita di Stato. Al ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin, che ha definito "inopportuno" l'incontro, ha risposto denunciando la sua "ipocrisia".
A dicembre il presidente ceco ha aperto un fronte con l'Europarlamento, registrando i colloqui con una delegazione di eurodeputati e diffondendone i contenuti alla stampa ceca. Klaus era stato 'provocato' dal leader dei verdi Daniel Cohn-Bendit, presentatosi con l'odiata bandiera europea e pieno di domande sui suoi legami con il movimento anti-Lisbona in Irlanda, finanziato tra l'altro da fondi Usa. Il capo di Stato ceco ha rincarato la dose contro Bruxelles dopo l'ultimo Consiglio europeo, sparando a zero contro l'accordo sul 'pacchetto clima': oltre essere un'economista superliberista, è notoriamente scettico sulle teorie di surriscaldamento globale.
"Non si tratta così il presidente del Parlamento europeo. Non si trattano così i presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo e non si trattato così i simboli europei, a prescindere dalle proprie convinzioni politiche", ha ruggito Sarkozy a Strasburgo il 16 dicembre, chiudendo la sua presidenza. "Chi compara l'Unione europea all'Unione sovietica non comprende che cos'era l'Urss e non comprende che cosa sia oggi l'Ue, che è fondata su democrazia, libertà e solidarietà", ha aggiunto il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. "Mi rallegro che il primo ministro (Mirek) Topolanek non si sia lasciato coinvolgere" in questo tipo di comportamenti, ha concluso il presidente francese.

Le priorità '. La tirata d'orecchi del capo dell'Eliseo ha spinto il quotidiano 'Le Figaro' a insinuare che il passaggio di consegne Parigi-Praga sarà "gelido". In effetti il 1 gennaio non ci sarà alcuna cerimonia, al contrario del 1 luglio quando la Francia subentrò alla Slovenia. La presidenza ceca entrerà nel vivo solo il 7 gennaio con il consueto vertice con il collegio della Commissione europea a Praga, seguito all'indomani da una riunione informale dei ministri degli Esteri Ue, dedicata alla sicurezza energetica e ai rapporti transatlantici, e dove l'Italia sarà rappresentata dal sottosegretario Alfredo Mantica.
La principale linea di difesa ceca di fronte alle intemperanze di Klaus è che sarà Topolanek, non il presidente ceco, a presiedere i lavori del Consiglio europeo. Vondra ricorda anche come il premier si sia battuto all'interno del suo partito per far prevalere la linea favorevole al Trattato di Lisbona, sconfiggendo la corrente di Klaus."Quello che conta è che alla fine abbiamo vinto il congresso dell'Ods e che abbiamo soppresso tutte le proposte che volevano sopprimere il Trattato di Lisbona", ha detto, invitando a non misurare il successo della presidenza ceca "dal numero di bandiere".
Klaus, in sostanza, a Bruxelles non dovrebbe mettere piede, e a Strasburgo lo si vedrà solo per un discorso in plenaria il 19 febbraio. Potrebbero presiedere il vertice Ue-Russia a fine semestre, o altri vertici con Paesi extra-Unione. Topolanek, invece, è atteso all'eurocamera nella seconda settimana di gennaio per presentare il suo programma, incentrato sulle 'tre E': Economia, Energia ed Esteri.

Economia. Sul primo fronte, Praga sarà chiamata a gestire la fase di attuazione delle misure di riforma del sistema finanziario internazionale, in vista del prossimo G20 previsto a Londra, e il coordinamento delle misure di rilancio Ue, in cui rientra il fondo di 5 miliardi di euro proposto dalla Commissione per i progetti energetici e l'internet a banda larga, contestato da una decina di Paesi. L'atteggiamento di Praga sarà piuttosto conservatore: a Strasburgo Vondra ha sottolineato la necessità di attuare le riforme strutturali, rispettare il Patto di stabilità e applicare la Strategia di Lisbona, proprio mentre i grandi dell'Ue si stanno convertendo al 'deficit spending' e all'allentamento delle regole di Maastricht per scongiurare la recessione.


Sull'energia, il vicepremier ceco ha annunciato l'obiettivo di portare a termine le direttive su "l'unbundling" (separazione delle reti) e la promozione della sicurezza energetica e la diversificazione delle fonti, che per molte capitali della 'Nuova Europa' è da intendere soprattutto in chiave anti-russa. Il primo test arriverà il 1 gennaio, quando Gazprom minaccia di chiudere i rubinetti all'Ucraina a causa del mancato pagamento delle forniture. Tre anni fa una crisi simile ebbe pesanti ripercussioni sull'Europa, ma ora la Commissione assicura di aver ricevuto garanzie da Mosca e Kiev sul fatto che l'incidente non si ripeterà.

Il dossier Esteri è diviso in tre capitoli: in primo luogo il 'Partenariato per l'Est', che sarà approvato al Consiglio europeo di marzo e poi varato in un summit con i vicini dell'ex Urss (Bielorussia inclusa) tra aprile e maggio. Secondo, il rilancio dei rapporti con Obama, con cui si sta lavorando per organizzare un incontro speciale Ue-Usa prima del vertice Nato di inizio aprile: Vondra ha citato il G20, l'Afghanistan, il clima e il Medio Oriente tra i temi di cooperazione. Infine, i Balcani occidentali, "piuttosto dimenticati nell'ultimo anno, oscurati dagli eventi in Georgia", secondo Vondra. Il vicepremier ceco ha parlato "dell'accelerazione del processo negoziale con la Croazia", su cui pesa un veto sloveno legato ad una disputa territoriale. Vondra ha citato anche la necessità di "risolvere le sfide" in Bosnia-Erzegovina e Serbia. Secondo un paper riservato circolato tra i Ventisette, Praga intende dare il via al processo di candidatura Ue di tutta la regione, intrapreso per primo dal Montenegro il 15 dicembre, ad esclusione del Kosovo.
L'altra priorità sarà la liberalizzazione dei visti, in nome dello slogan 'Europa senza frontiere' che Praga ha scelto per il suo semestre. Ma su entrambe i fronti le resistenze degli altri Stati membri - Germania in testa - si annunciano piuttosto forti.
Rimanendo in tema di allargamento, la Repubblica ceca conta di organizzare un evento a maggio per celebrare i cinque anni dell'espansione a est dell'Europa, e di continuare i negoziati con la Turchia aprendo altri due capitoli.
Resta da vedere, tuttavia, se una piccola capitale come Praga riuscirà a mantenere lo stesso spazio che Sarkozy si è guadagnato negli ultimi mesi, negoziando su Georgia, su crisi finanziaria e clima. Secondo un'analisi dell'European Policy Centre (Epc), la Repubblica ceca avrà difficoltà, perché mentre la nuova amministrazione di Barack Obama sarà in ascesa, i leader dell'Ue saranno tutti a fine mandato in vista delle elezioni europee di giugno e dell'arrivo del Trattato di Lisbona nel 2010.
Sullo sfondo c'è anche Sarkozy, che promette di "non rimanere con le mani in mano" se i cechi non riusciranno a mantenere l'impulso che lui ha impresso all'Ue. Il governo ceco, inoltre, sarà indebolito dall'esigua maggioranza parlamentare (soli due voti) e dal possibile imbarazzo di una bocciatura parlamentare del Trattato di Lisbona, legata all'approvazione dell'accordo sull'installazione dello scudo Usa in territorio ceco. Topolanek ha indicato chiaramente che se l'intesa con Washington decade, il voto sul Trattato Ue salterà.

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