In Spagna, e in tutta Europa, avanza l'idolatria dello Stato e l'indottrinamento laico. Lo sostiene un autorevole esponente vaticano, il prefetto della Congregazione per le cause dei Santi monsignor Angelo Amato, in un'intervista alla rivista "Il Consulente" (Gruppo Re), anticipata dalle agenzie di stampa. La critica dell'arcivescovo Amato colpisce soprattutto l'ora di educazione alla cittadinanza introdotta dal Governo Zapatero nelle scuole spagnole, che i vertici della Chiesa considerano troppo ideologicamente marcata in senso laicista, e alla quale però - afferma il prelato - la Chiesa spagnola sta rispondendo in maniera reattiva, approfondendo e illustrando pubblicamente i principi «della difesa della libertà religiosa e della dignità della vita e di ogni persona». «La questione - argomenta l'arcivescovo Amato - è che in tutta Europa si sta introducendo la categoria della cosiddetta biopolitica. Lo Stato cioè entra sempre più nella vita personale di ognuno: obbliga le famiglie a scegliere determinate scuole con determinate materie, non d'istruzione ma d'indottrinamento. Certo la Chiesa in Spagna è molto reattiva, sta reagendo molto bene con grande dignità e grande fermezza a un'intrusione statale assolutamente illegittima sul tema dell'educazione dei propri giovani». Amato, inoltre, ritiene che nemmeno l'Italia sia esente da un processo di «persecuzione anticristiana», attraverso «norme di legge, sentenze della magistratura, comportamenti irridenti il Vangelo, il Santo Padre, la Chiesa, la dottrina cattolica».
Nell'intervista mons. Amato parla anche dell'opposizione che la fede cristiana riceve in molte altre parti del mondo, in specie in India e nei Paesi arabi, facendo suo un pensiero di Papa Ratzinger, che considera prioritario, più che il dialogo teologico, un dialogo interculturale per il riconoscimento delle libertà personali fondamentali (tra le quali la libertà religiosa). Mentre «noi qui facciamo il dialogo spesso - lamenta l'arcivescovo salesiano - i cristiani che soffrono in quella parte del mondo ci dicono: "quello è un dialogo d'ufficio e non ha nessuna ripercussione nella pratica, perchè noi continuiamo a essere perseguitati, a dover vivere come fantasmi"».