STRASBURGO - «L'Italia è fiera di aver sconfitto il terrorismo nelle aule di giustizia e non negli stadi». Dick Marty cita Sandro Pertini per spiegare la chiusura del carcere di Guantanamo. Marty membro del Consiglio d'Europa e relatore sulle detenzioni illegali della Cia ha dedicato martedì una conferenza stampa sull'argomento per spiegare le questioni aperte dalla chiusura del centro di detenzione Usa. A partire dal destino dei detenuti fino all'individuazione di un tribunale alternativo per processare le persone realmente pericolose.

L'accoglienza dei detenuti - Marty, dopo aver espresso la sua soddisfazione per la decisione di Barack Obama di chiudere i tribunali militari di Guantanamo, ha invitato i Paesi europei a farsi carico di quello che è il maggior problema da risolvere per dare concretamente attuazione alla scelta del neopresidente americano: trovare gli Stati disponibili ad accogliere i detenuti di Guantanamo. Marty non manca di fare una distinzione tra chi è stato liberato da tempo o potrebbe esserlo se avesse un posto dove andare, e i detenuti effettivamente pericolosi. «Molti detenuti - dice Marty - benché riconosciuti innocenti non vengono accolti dai Paesi d'origine dove correrebbero comunque dei seri rischi per la loro integrità fisica e psichica ».

Il ruolo dell'Europa - Come già nei giorni scorsi aveva fatto il presidente dell'assemblea Lluis Maria de Puig, anche Marty ha invitato l'Europa a farsi carico dell'accoglienza degli ex detenuti: «Finora - afferma - solo il Portogallo e la Svizzera hanno dichiarato la loro disponibilità a far entrare nel loro territorio gli ex detenuti ma tutti gli Stati membri hanno il dovere morale di dare il loro contributo. E' necessario che l'Europa conceda asilo alle persone nei confronti delle quali non ci sono prove di colpevolezza e che devono quindi, in base al più elementare principio del diritto internazionale, essere considerate innocenti ».

L'invito all'Italia - Marty ha invitato l'Italia a fare un gesto significativo dichiarandosi disponibile all'ingresso degli ex detenuti. «I governi - dice Marty - hanno difficoltà a spiegare all'opinione pubblica che è necessario accogliere i detenuti di Guantanamo. Ci sono Paesi che hanno addirittura il timore che la disponibilità a dare asilo a chi proviene da Guantanamo possa essere intepretata come un'implicita ammissione di responsabilità per quanto è avvenuto in quel centro di detenzione ». L'esempio da seguire, secondo Marty, è invece quello della Svizzera e del Portogallo. «Se la Svizzera si è dichiarata disposta a far entrare 3 o 4 ex detenuti, l'Italia dovrebbe accoglierne almeno 7 o 8 ».
Un tribunale alternativo - Il secondo problema posto dalla chiusura di Guantanamo riguarda invece l'individuazione dei tribunali per i detenuti che devono essere giudicati. «Tra i detenuti di Guantanamo - conclude il relatore del Consiglio d'Europa - ci sono persone, alcune realmente pericolose, che comunque hanno ammesso delle responsabilità sotto tortura. Elementi di prova che non possono quindi essere utilizzati dai tribunali. L'ideale sarebbe il giudizio di un tribunale "terzo" il Tribunale penale internazionale, che non è stato però riconosciuto dagli Stati Uniti che non hanno ratificato il Trattato di Roma ».