Nel giorno delle elezioni israeliane, Roma si propone come crocevia per la pace in Medio Oriente. Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, saranno ricevuti oggi, proprio mentre lo Stato ebraico andrà alle urne, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Mubarak, reduce da una prima tappa a Parigi, è in Italia per discutere delle prospettive per una tregua duratura tra Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, che potrebbe concretizzarsi già la prossima settimana insieme alla liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit e alla riapertura dei valichi di Gaza. Nella delegazione guidata dal presidente egiziano ci sono anche il ministro degli Esteri, Abul Gheit, e il capo dell'intelligence, Omar Suleiman. L'Egitto sta lavorando a una conferenza dei donatori per la Striscia, organizzata per il 2 marzo al Cairo, con la co-presidenza italiana.
Di aiuti si parlerà anche nei colloqui di Abu Mazen, con Berlusconi che illustrerà le iniziative della presidenza italiana del G8 per arrivare a una sorta di "piano Marshall" per la ricostruzione dei Territori palestinesi. Per ragioni di agende, non ci sarà, quindi, un incontro a tre (Italia, Egitto, Anp), ma colloqui separati.
Certo, malgrado la sapiente mediazione egiziana, le incognite restano. E fra queste si inserisce anche la tornata elettorale israeliana, con i sondaggi che accreditano pericolosamente molti consensi all'ultradestra arabofoba di Avigdor Lieberman.