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Mosca vuol «blindare» la rotta marittima tra Europa e Asia

di Gigi Donelli

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17 FEBBRAIO 2009
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Artur Chilingarov, consigliere speciale per gli affari artici del presidente russo Dmitri Medviedev, ha confermato l'intenzione russa di assumere il pieno controllo della rotta marittima polare tra l'Europa e l'Asia. Chilingarov, grande esploratore e deputato del partito di Vladimir Putin Russia Unita, ha spiegato che la Duma sta ultimando un testo di legge che non solo regolerà il transito e gli eventuali approdi nell'Oceano Artico, ma sposterà i confini stessi dello spazio artico russo ben oltre il limite delle attuali acque costiere.

Una rotta interna
Per Mosca, si tratta di assumere il pieno controllo della rotta polare e di trasformarla in una vera e propria via interna, non più soggetta alle limitazioni del diritto internazionale e al principio di libero transito negli stretti che collegano Atlantico e Pacifico. La rotta di nord-est (conosciuta nel mondo del trasporto navale come Northern Sea Route-Nsr) segue la costa artica dalla penisola di Kola (Murmansk) fino al far-east siberiano dove, una volta superato lo Stretto di Bering si immette nelle rotte che collegano i grandi porti commerciali tra Asia e America. Più breve di quasi il 40% della Amburgo-Yokohama attraverso Suez o Panama è però aperta per poche settimane l'anno e comunque soggetta alla deriva dei ghiacci polari.

L'arma dell'ambiente
Chilingarov ha spiegato che la navigazione lungo la Nsr dovrà essere assoggetta a rigorose norme di sicurezza, poiché l'impatto di un incidente potrebbe avere conseguenze drammatiche in un ecosistema particolarmente delicato. Il progetto russo prevede dunque la costituzione di una guardia costiera artica, che avrà il compito di vigilare sul traffico marittimo e dovrà intervenire con tutti i mezzi necessari per procedere al fermo e all'espulsione delle navi che non fossero in regola con gli standard amministrativi e ambientali fissati a Mosca. Di fatto, le giuste preoccupazioni per l'ambiente, offrono a Mosca un'arma assoluta contro qualsiasi tentativo di concorrenza nei mari della Siberia. Il meccanismo è sperimentato: nel 2005 è stato testato a Sakhalin, quando la protesta per l'erosione di un fiume rischiò di bloccare un progetto petrolifero miliardario. In quel caso fu il colosso Shell ad accettare un piano che prevedeva tra l'altro la cessione di quote della joint-venture a Gazprom, e un domani nessun armatore potrebbe difendersi di fronte a improvvise e prolungate verifiche "ambientali" su carico e nave che potrebbero scattare ovunque lungo la Nsr a miglia di chilometri dai porti maggiori.

Cinque secoli di tentativi
L'idea di raggiungere l'Asia attraverso l'Oceano artico nasce già nel XVI secolo, subito dopo l'exploit del portoghesi Dias e da Gama al Capo di Buona Speranza (1496). Cercando di aggirare il blocco portoghese nell'Atlantico meridionale, gli inglesi si rivolgono al grande nord russo. Convincono lo zar Ivan IV (il Terribile) ad accettare ricche royalties in cambio del diritto di esplorare le coste siberiane e fondano nel 1551 la Compagnia Commerciale di Moscovia. Saranno grandi comandanti come Richard Chancellor, Sebastiano Caboto e Sir Hugh Willoughby ad affrontare per primi quel mondo estremo e a scoprire, loro malgrado, la portata enorme della sfida. Il successo arriverà solo nel 1878 quando la spedizione Nordeskjold raggiunge il Giappone lungo la Nsr , dopo due anni di viaggio e un inverno d'attesa sulle coste della Siberia orientale. A bordo, in qualità di cartografo e oceanografo, c'è anche l'ufficiale piemontese Giacomo Bove. negli anni '30 tocca a Stalin cercare di trasformare la Nsr da terreno d'esplorazione a strumento di sfruttamento delle risorse. Il dittatore ordina una grande spedizione: vuole muovere il suo esercito di prigionieri-schiavi attraverso l'Artico lungo una rete di porti disseminati sulla via dell'Asia. Il suo campione è lo scienziato pluridecorato Otto Schmidt che parte da Leningrado (San Pietroburgo) per un tentativo che si risolverà in un fallimento: la sua nave, a poche miglia da Bering, viene intrappolata nel ghiaccio e stritolata fino ad affondare.

Quando cambiano le condizioni
Nemmeno l'introduzione delle rompighiaccio nucleari - che hanno cambiato le condizioni generali di navigazione e di sicurezza lungo la Nsr - ha aperto la via allo sfruttamento della rotta polare. Nuove infrastrutture sono sorte in corrispondenza dei campi petroliferi off-shore ma nei porti artici di Dikson, Tiksi e Uelen non sono mai state costruite le infrastrutture necessarie a gestire un traffico regolare. Quello che sembra ora in grado di cambiare le cose è l'evidente cambiamento delle condizioni generali del clima. I satelliti polari che studiano le condizioni della banchisa indicano una regolare riduzione dell'estensione minima dei ghiacci durante l'estate. Lo scorso anno, per la prima volta da quando gli strumenti osservano costantemente la situazione, i satelliti hanno mostrato nelle settimane più calde una rotta completamente libera e navigabile persino senza l'ausilio delle rompighiaccio.

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