L'Italia sale di dieci posizioni nella classifica mondiale - stilata lo scorso 20 marzo dalla rivista americana Forbes - sui i Paesi a maggior tasso di corruzione. La rivista ha anticipato i risultati relativi al 2009 del dossier redatto annualmente da parte dall'organizzazione non governativa Transparency International (Ti) che fanno passare l'Italia dalla quarantacinquesima al trentatreesima posizione tra i 127 Paesi presi in considerazione nel report.
A determinare il balzo in avanti del nostro Paese nella speciale gradutoria del malaffare politico - secondo il rapporto pubblicato da Forbes - grande peso sarebbe da attribuire alla recente approvazione del cosiddetto "Lodo Alfano" che ha concesso immunità penale alle cinque maggiori cariche istituzionali italiane. Il dossier della rivista statunitense insinua, poi, l'esistenza di un nesso tra l'anzidetta legge e la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il presidente italiano del Consiglio, Silvio Berlusconi, nelle pastoie del caso Mills.
La classifica compilata da Forbes mette quest'anno lo Stato africano del Ciad in testa agli indici politici ed economici di corruzione a livello governativo. Il Ciad subisce, peraltro, una forte influenza del vicino Sudan nella gestione dei processi di ricerca e raffinazione dei grandi giacimenti petroliferi presenti all'interno del Paese. Al secondo posto il Kirghisystan del contestatissimo presidente Bakiyev. Ma nella top ten si trovano anche Azerbaijan, Venezuela, Cambogia ed Ecuador.
In termini di impatto sull'economia, gli effetti della corruzione si traducono in qualcosa come 2600 miliardi di dollari sottratti fraudolentemente ai contribuenti. Una cifra superiore al 5 % dell'intero prodotto interno lordo a livello globale.
Il rapporto cita anche Canada e Giappone quali unici Stati appartenenti al G-7 che hanno rafforzato gli standard di trasparenza nella gestione degli affari internazionali.