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Blogger "sedotti e abbandonati" da Obama. Ma c'è chi si fa un esame di coscienza

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11 marzo 2009
Barack Obama (Ap/Lapresse)
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C'è chi si sente tradito, chi offeso e chi stimolato a ragionare. Fatto sta che la dichiarazione sulla natura "semplicistica e fuorviante" dei blog rilasciata dal Presidente americano Barack Obama in un'intervista al New York Times, ha scatenato un terremoto nella blogosfera mondiale.
Parlando delle critiche al piano per salvare l'economia mosse da diversi osservatori internazionali, il Presidente ha dichiarato che queste «provengono solo dai blog», aggiungendo: ««Li leggo molto raramente perché sono semplicistici e fuorvianti». Un'affermazione che è suonata a molti come una pugnalata alle spalle di chi ha sostenuto e amato Obama. Così, quello che è stato battezzato il presidente 2.0, il re della comunicazione e di internet, ha provocato una sommossa virtuale che dai blog più conservatori e vicini alla destra cristiana arriva a quelli filopresidenziali: il repubblicano The Raw Storytuona contro l'ipocrisia di un politico che ha vinto grazie alla «raccolta fondi via Internet e la sua abilità nello sfruttare la rete per comunicare» e che oggi utilizza la rete solo per «mandare messaggi» e non per riceverli, mentre Drudge Report ricorda la presunta "censura" sulle pagine di Wikipedia di «qualsiasi accenno negativo al governo».
E se molti blog vicini al presidente difendono con il "no comment" o con la scusa del misunderstanding l'attacco obamiano alla blogosfera, il liberal The Confluencese la prende proprio con quei colleghi - dall'Haffington Post a Naked Capitalism - che, durante la campagna elettorale, hanno ceduto alla tentazione della faziosità, dando troppa evidenza alle notizie positive riguardanti il candidato democratico e poco spazio alle critiche.
In realtà, la dichiarazione di Obama potrebbe innescare, come sta già succedendo con Techcrunch, una discussione seria sull'autorevolezza della blogosfera. La issue sul superamento del concetto di blog in favore dei social network è già una delle più cavalcate dal popolo della rete e non solo. Stando ai dati di Technorati, il grande motore di ricerca dei blog, a un aumento vertiginoso dei numeri (133 milioni i blog registrati negli ultimi 7 anni con 346 milioni di lettori) non ha corrisposto una crescita di credibilità, anzi. Techcruch addita come responsabile il fenomeno dei microblogging che, da Twitter a Facebook, stanno progressivamente rubando l'attenzione dei lettori. Ma - tuonano i commentatori - misurazioni e trucchetti a parte, ancora una volta la risposta è nella qualità: solo lavorando sulle fonti e sulle notizie si costruisce la fiducia del lettore e la conseguente autorevolezza della pubblicazione. Per buone notizie servono buoni giornalisti, ma i giornalisti costano. E questo è un altro discorso. (S.Da)

11 marzo 2009
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