C'è l'attenzione per la scienza e la libertà della ricerca, ma c'è anche un notevole afflato religioso nel discorso che il presidente americano Barack Obama ha tenuto per giustificare l'abolizione dei divieti di Bush inerenti la ricerca sulle cellule staminali embrionali. «Le scelte sulla ricerca scientifica devono essere basate sui fatti, non sull'ideologia», ha affermato. E poi, quasi a mo' di risposta alle critiche che puntualmente sono arrivate dal mondo religioso: «Da credente penso che sia necessario alleviare le sofferenze». E non c'è nessun miracolismo nelle sue parole. Ribadito lo (scontato) divieto di ogni clonazione riproduttiva, ha affermato che il suo Governo sosterrà la ricerca sia sulle embrionali sia sulle adulte. «La completa potenzialità della ricerca sulle cellule staminali resta sconosciuta, e non deve essere esagerata. Ma gli scienziati ritengono che queste piccole cellule possano avere il potenziale di aiutarci a capire, e possibilmente a curare, alcune delle più devastanti condizioni mediche e malattie». Dedicando questo suo atto legislativo alla coppia di attori Christopher e Dana Reeve, scomparsi lui nel 2004 e lei due anni dopo, Obama ha affermato: «Se perseguiamo questa ricerca forse un giorno, forse non durante la nostra vita, o nemmeno durante quella dei nostri figli, ma forse un giorno altri come lui potrebbero farcela». Cautela, realismo, adesione ai fatti, sensibilità morale e religiosa, sono le virtù del presidente che emergono proprio quando la materia che egli tratta è tra le più delicate. Come accadde con il suo memorabile discorso sulla razza. E il consenso che ne consegue (anche nei sondaggi italiani) è quanto mai vasto.
L'autore di questo commento ha pubblicato da poco il volume "Staminalia. Le cellule etiche e in nemici della ricerca", recensito dalla Rivista dei libri e da Nature