ILSOLE24ORE.COM > Notizie Mondo ARCHIVIO

Tibet, arrestati 109 monaci

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
9 marzo 2009
 EPA/HARISH TYAGI
Commenta la notizia

Alla vigilia del 50mo anniversario della fine dell'indipendenza del Tibet e del primo delle rivolte represse nel sangue da Pechino, la polizia locale ha arrestato 109 monaci per sottoporli a 'rieducazione politica'. Lo scrive il «Times» di Londra, sottolineando come il provvedimento preso nei confronti dei monaci del monastero di Qinghai, nella Cina occidentale, rientri nella serie di misure straordinarie decise dalle autorità di Pechino per evitare il ripetersi di proteste come quelle dello scorso anno che, secondo fonti tibetane, costarono la vita a quasi 200 persone. Sono stati arrestati e già rilasciati due giornalisti italiani presenti a Lhasa.
E tra questi provvedimenti c'è il blocco di ogni via di accesso a due contee della provincia del Sichuan, teatro nel marzo del 2008 di violente proteste, mentre sono già in tilt da ore i telefoni cellulari e Internet. E da domani lo saranno anche a Lhasa, capoluogo del Tibet, riferisce il giornale, ricordando che lo scorso anno la popolazione locale ricorse agli sms per organizzare le manifestazioni contro il governo cinese.


Hu Jintao: grande muraglia contro il separatismo. Intanto il presidente cinese, Hu Jintao, ha esortato i leader della provincia a costruire una «grande muraglia» contro il separatismo,. «Dobbiamo costruire una Grande muraglia nella nostra lotta contro il separatismo e per la salvaguardia dell'unità della madrepatria e trasformare la stabilità di base del Tibet in una sicurezza a lungo termine», ha affermato in un messaggio televisivo Hu, che nel 1989 quando guidava il Partito comunista locale guidò una sanguinosa repressione in Tibet. La provincia himalayana - ha sostenuto - dovrebbe progredire verso «un rapido sviluppo economico» e garantire «sicurezza e stabilità sociale».


Intanto, però, tornano le proteste dei tibetani nella provincia di Qinghai, nella Cina nord-occidentale. Piccoli ordigni rudimentali sono stati lanciati contro un'auto della polizia e un mezzo dei vigili del fuoco, causando lievi danni ma senza causare vittime. Gli scontri sono avvenuti domenica ma i media cinesi ne hanno dato notizia con 24 ore di ritardo. A innescare la reazione dei tibetani della prefettura di Golog, dove questa minoranza è molto numerosa, era stato il fermo di un residente a un posto di blocco della polizia cinese.
In Tibet e nelle zone con minoranze tibetane come il Golog sono state aumentate le misure disicurezza in vista del 10 marzo, 50mo anniversario della rivolta contro Pechino del 1959 che portò alla fuga in India del Dalai Lama. Truppe aggiuntive sono state schierate alle frontiere, lungo le arterie principali. A Lhasa le forze di sicurezza pattugliano le strade e i pochi tibetani che circolano vengono spesso fermati e identificati. A Dharamsala, la città indiana dove ha sede il governo tibetano in esilio, per domani è in programma una manifestazione di 10mila attivisti pro-Tibet nonostante gli appelli alla moderazione del Dalai Lama che ha invitato a pregare e a tenere cerimonie pacate per commemorare l'anniversario.


Ad accendere gli animi è un rapporto da cui emerge che sono oltre 1.200 i tibetani di cui si sono perse le tracce dopo l'ultima, sanguinosa repressione cinese nella regione, nel marzo 2008.La denuncia arriva da International Campaign for Tibet, gruppo legato all'opposizione tibetana in esilio.
Portati via in piena notte, incriminati sulla base di vaghe accuse di separatismo, migliaia di tibetani l'anno scorso finirono nelle carceri cinesi e alcuni non sono più tornati.
Il rapporto, basato su materiale vietato in Cina e su resoconti di testimoni rimasti anonimi per ovvie ragioni di sicurezza, parla di «brutali torture» subite dagli arrestati, «a cui veniva infilato il bamboo' nelle unghie oppure venivano legate e percosse le dita».

Fini: riconsocere autorità morale e religiosa Dalai Lama. Sarà discussa domani alla Camera una mozione parlamentare «per riconoscere l'autorità morale e religiosa del Dalai Lama» e per «invitare la Cina al rispetto per i diritti umani e per la fede religiosa». Lo ha annunciato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo il quale la mozione è stata sottoscritta «da tutti i partiti politici».
«Intendiamo ribadire la piena solidarietà al popolo tibetano e il riconoscimento dell'autorità morale e religiosa del Dalai Lama», ha affermato Fini, in una conferenza stampa a Montecitorio con il Premio Nobel per la Pace, Martti Ahtisaari.

9 marzo 2009
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
8 maggio 2010
8 maggio 2010
 
Scene dal Pacifico
La storia per immagini dei magazzini Harrods
Il giorno del mistero a Wall Street
Elezioni inglesi / Chi ha fatto centro? La vignetta di Stephff
Election day
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-