Un'assicurazione contro i Barbanera dell'era moderna. Non fosse una questione tremendamente seria – visto che gli assalti pirateschi a navi mercantili sono ormai quotidiani, e a forte rischio ci sono anche i vascelli passeggeri – l'iniziativa dell'Istituto di previdenza per il settore marittimo (Ipsema) potrebbe far sorridere i cultori dell'epopea di Emilio Salgari.

Dalla scorsa settimana, infatti, l'armatore che assicura i dipendenti contro il rischio guerra (versando il 5% sul monte retributivo) si troverà coperto anche in caso di abbordaggio vero e proprio: in sostanza, i marinai che riportassero conseguenze per quella che viene equiparata a un'operazione bellica, troverebbero almeno la sicurezza di un giusto indennizzo. Sembra scontato, ma non è così: il direttore centrale Ipsema, Agatino Cariola, spiega che per arrivare alla meta si è un po' forzato estensivamente il concetto di «guerra» previsto dal contratto collettivo di lavoro e dal regolamento.

Del resto, come dargli torto? Il bilancio di battaglie navali a senso unico degli ultimi anni parla fin troppo chiaro: trecento attacchi pirateschi nel 2004, addirittura un terzo in più nel 2003, con 51 vittime tra gli equipaggi. Che dire poi del Corno d'Africa, mare quasi domestico per le 600 navi commerciali battenti bandiera tricolore (ma in realtà quelle italiche superano le duemila unità), dove a fine estate si contavano già 63 «eventi», per usare il linguaggio delle polizze, un terzo del totale mondiale e il 75% in più dell'anno precedente? Solo in quest'area, tra il Golfo di Aden e Somalia, il bollettino degli atti di violenza sugli equipaggi nel 2008 segna quota 538 (nessun marinaio italiano coinvolto) sul totale mondiale di 637.

La minaccia dei bucanieri somali, comunque, è così attuale da aver spinto il Governo a prevedere uno stanziamento (15 milioni) dentro la posta per le missioni militari. Contro gli assaltatori del Corno d'Africa, l'Unione europea a metà dicembre ha dispiegato la sua missione, l'Operazione Atlanta, che raccoglie l'eredità della flotta Nato: previste 7 navi da guerra di altrettante nazioni, ma per ora in acqua ci sono solo Francia, Grecia e Gran Bretagna.