Parte da Roma, oggi, la lunga marcia russo-americana del disarmo nucleare promessa al mondo da Barack Obama con il discorso di Praga, lo scorso 5 aprile. Proprio nella capitale italiana, complice il turno di presidenza del G-8, si terrà in mattinata il primo confronto diretto tra la nuova amministrazione americana e la Russia del nuovo presidente Dmitri Medvedev. Un primo "contatto" a livello di alti funzionari addetti ai lavori, in vista dell'incontro tra i rispettivi capi delle diplomazie il 7 maggio a Washington.
Sul tavolo dei negoziati al via oggi, che dovrebbero portare ai primi frutti in tempo per il summit moscovita Medvedev-Obama di luglio, c'è il Trattato Start sulla riduzione degli armamenti strategici, vecchio di quasi 20 anni e in scadenza a fine 2009. Mosca oggi ha dichiarato possibile una "notevole" riduzione del proprio arsenale, a conferma della disponibilità a scendere sotto la soglia delle 1.700-2.000 ogive previste dal Trattato di Mosca del 2002. Un buon viatico per il "contatto" romano, che avverrà presso l'ambasciata Usa in Italia e vedrà in campo da parte russa il direttore del Dipartimento per la sicurezza e il disarmo del ministero degli Esteri russo Anatoly Antonov e per l'America il nuovo assistente del Segretario di Stato Rose Gottemoeller, tra l'altro sino allo scorso anno direttore del Carnegie Moscow Center.
Ieri Nikolai Makarov, il Capo di Stato Maggiore delle forze armate russe, ha detto che "si può abbassare notevolmente il numero delle nostre testate e la loro dislocazione". Gli Usa per ora sono stati molto cauti. 'L'opzione zero predicata da Obama ancora prima dell'elezione a presidente, passa senza dubbio da una drastica riduzione degli arsenali russo e americano. Le due superpotenze atomiche, infatti, dispongono del 96% delle 25.000 armi nucleari che esistono ancora sul pianeta. Ma Russia e Usa dovranno tirare a bordo gli altri Paesi dotati di atomica - Gran Bretagna, Francia e Cina - e quelli che 'de facto' le posseggono: Pakistan, Israele, India. E quando si passa agli altri fascicoli della proliferazione - Iran o Corea del Nord - la Russia rischia di non essere più partner per gli Usa, ma contendente.
Come messo in chiaro dal presidente americano in Repubblica ceca, il progetto di scudo antimissile in Europa centro-orientale, tanto inviso a Mosca, andrà avanti finché ci sarà la minaccia iraniana. "E' importante vedere lo Start - o meglio, il balzo in avanti sullo Start e il balzo in avanti sulla proliferazione, in un contesto più ampio", sintetizzava un alto funzionario americano il primo aprile, spiegando alla stampa l'esito dell'incontro londinese tra Obama e Medvedev. In ballo c'è anche il Trattato di interdizione della produzione di materiale fissile (Fmct), che implica l'entrata in vigore del Trattato di Interdizione totale dei test nucleari(Ctbt).
A parte le gaffe linguistiche che hanno accompagnato la formuletta del 'reset' dei rapporti russo-americani (Hillary Clinton ha regalato al collega Sergey Lavrov un bottone con sopra scritto 'peregruzka', ovvero sovraccarico, invece della versione russa di reset, perezagruzka ) la Casa Bianca ha fatto sapere che la sintonia, con Medvedev, è promettente.
E' "solo l'inizio" per "aprire una nuova pagina" nelle relazioni tra Mosca e Washington, ha confermato da parte sua il capo del Cremlino a Londra, dopo l'incontro del primo aprile. Al suo "ottimismo" e al suo sorriso - merce rara per un leader russo - aveva risposto un altrettanto sorridente capo della Casa Bianca, accettando "l'invito in Russia nel luglio di quest'anno" e scegliendo la variante 'estiva' fra le due proposte russe. Perché secondo Obama, il mese di luglio "è molto meglio che una visita a gennaio".