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Ecuador al voto. Correa promette nuove tasse alle società petrolifere

Dal nostro corrispondente Roberto Da Rin

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26 aprile 2009

Buenos Aires - Una vittoria scontata quella di Rafael Correa, almeno secondo i sondaggi. Il presidente dell’Ecuador vincerà, forse stravincerà le elezioni presidenziali di oggi e continuerà a guidare l’Ecuador. Alla vigilia del voto i sondaggisti prevedono “una vittoria molto probabile giá al primo turno”, senza necessita’ di riccorere al ballottaggio. Correa, guardando alle intenzioni di voto, ha trenta punti di vantaggio sui suoi due contendenti: l’ex presidente Lucio Gutierrez e il magnate bananero Alvaro Noboa. “ Un distacco incolmabile “dice un report della società di sondaggi Santiago Pérez che rafforzerá l’Alba, l’Alternativa Bolivariana costituita da  Venezuela, Cuba, Ecuador, Nicaragua e Bolivia.

  Quella di oggi è un’elezione legislativa dove 10 milioni di votanti (su 14milioni di abitanti) sceglieranno presidente, vicepresidente, 221 sindaci e 1581 consiglieri comunali. E infine si rieleggeranno i membri dell’Assembla nazionale.

  La popolarità di Correa è molto diffusa, soprattutto tra le classi sociali meno abbienti cui sono state indirizzate politiche sociale generose.

  La nuova linea di politica energetica.  

I nodi del suo probabile secondo mandato sono di carattere industriale e finanziario. Correa ha già annunciato che le compagnie petrolifere presenti in Ecuador (tra queste vi é l’Eni) dovranno rigorosamente rispettare le nuove disposizioni di Governo che prevedono l’obbligo di investire nel territorio nazionale e una maggior tassazione sui proventi petroliferi.

  La polemica piu’ eclatante é scoppiata nel 2008 con la società ispano-argentina Repsol.

Cos’era successo ? Il Governo Correa ha minacciato la revoca del contratto e solo a quel punto Repsol si è impegnata a investire 134 milioni di euro fino al 2018. Tuttavia va chiarito che l’Ecuador, Paese petrolifero, non effettuerà alcuna nazionalizzazione.

L’altro capitolo aperto è quello finanziario. Alcuni mesi fa il Governo dichiarò “illegittimo e illegale” il debito contratto dai precedenti presidenti, in particolare 3,375 miliardi di dollari.. Un’emissione di titoli (Global 2012 e Global 2030) “effettuata a condizioni capestro”. Una sorta di mini-default.

 Ebbene, a pochi giorni dal voto Correa ha annunciato la volontà di riacquistare quei titoli con un taglio del 70 per cento.

In altre parole il piano prevede che per ogni dollaro i possessori di titoli ricevano 30 centesimi. “ Nel pieno di crisi finanziaria mondiale – ha spiegato il ministro delle Finanze Maria Viteri – si tratta di una proposta giusta e sovrana “. Perplessitá da parte degli analisti che temono ripercussioni sui mercati finanziari.

26 aprile 2009
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