La Russia acquista per la prima volta armamenti di produzione israeliana con un contratto da 50 milioni di dollari per la fornitura di tre diverse tipologie di velivoli teleguidati noti anche come "droni" o UAV (Unmanned Aiar Vehicles). Nel settore dei velivoli senza piloti Israele è stato senza dubbio un precursore impiegandoli in tutti i pià recenti confronti con Hamas ed Hezbollah.
La Israel Aerospace Industries oggi produce ed esporta una vasta gamma di modelli che imbarcano sofisticati sistemi di comunicazione, intelligence, ricognizione con telecamere e sensori anche se finora non erano stati firmati contratti con la Russia, principale fornitore di armi e tecnologie dual-use a Siria e Iran. Dopo aver fallito vari tentativi di sviluppare droni di buone prestazioni presso l'industria domestica, la Russia si è rivolta alla IAI acquistando tre diversi modelli di velivoli.
I mini UAV Bird-Eye 400 da 5 chili di peso e 10 chilometri di raggio d'azione sono simili ad aeromodelli e impiegabili dai piccoli reparti esploranti dell'esercito per sorvegliare i dintorni delle basi, controllare le postazioni nemiche o effettuare ricognizioni su piste e strade. I velivoli I-view Mark 150 sono invece UAV tattici da 160 chili e 100 chilometri di raggio d'azione, adatti ad essere impiegati a livello di reggimento o brigata per sorvegliare i movimenti sul campo di battaglia. I russi hanno acquistato anche i velivoli a medio raggio Searcher Mk II da 426 chili e oltre 250 chilometri di raggio d'azione.L'esigenza russa di disporre di moderni sistemi UAB era emersa drammaticamente durante il conflitto in Georgia nell'agosto 2008 quando l'assenza di sistemi efficienti impedì spesso ai russi di avere le idee chiare su quanto accadeva davanti alle loro colonne mentre le forze georgiane godevano di un relativo vantaggio tattico rappresentato proprio dalla presenza di UAV israeliani utilizzarti in particolare in un'azione nella quale rimase ferito il comandante delle truppe russe in Caucaso, generale Anatoli Khrulev.
Secondo fonti citate dal quotidiano Kommersant le forze armate necessitano di 50-100 velivoli e una decina di stazioni di controllo a terra dopo il fallimento dei progetti di sviluppo di drones "made in Russia" affidati dall'Aeronautica alle aziende MiG, Russian Helicopters e Vega Radio Engineering Corp.
Recentemente il presidente russo Dmitri Medvedev aveva esortato il ministero della Difesa a colmare le lacune emerse nell'apparato militare.
La notizia del contratto, che comprende anche supporto tecnico e addestramento del personale russo, è stata diffusa dal vice-ministro della difesa russo Vladimir Popovkin mentre la IAI ha preferito non rilasciare dichiarazioni. E' evidente del resto l'imbarazzo con il quale Israele vende la sua tecnologia militare di punta alla Russia che da anni rifornisce di armi gli avversari dello Stato Ebraico. Inoltre non sarebbe certo la prima volta che l'export militare israeliano si ripercuote contro gli interessi strategici di Gerusalemme. Negli anni '90 la vendita di tecnologia missilistica e aeronautica alla Cina consentì a Pechino di sviluppare sistemi di guida per i missili balistici poi esportati anche in Iran e Siria. Successivamente solo le pressioni di Washington hanno impedito che Israele fornisse sempre a Pechino tecnologia radar sofisticata e del resto anche in questo contratto con la Russia sono stati gli americani a "imporre" alla IAI di non vendere a Mosca anche gli UAV a lungo raggio Heron, grandi velivoli con capacità strategiche, oltre 50 ore di autonomia e in grado di imbarcare anche missili.
