La cattura della nave da crociera Msc Melody, scampata il 25 aprile all'arrembaggio dei pirati al largo delle isole Seychelles, avrebbe rappresentato la più importante e ricca preda per le bande somale sempre più attive anche nel cuore dell'Oceano Indiano. «Sapevamo bene che la cattura di un'imbarcazione così grande avrebbe rappresentato una nuova tappa per la pirateria al largo delle coste somale - ha dichiarato alla France Presse il capo della banda di pirati, Mohammed Muse, raggiunto al telefono satellitare nella tortuga di Eyl - ma sfortunatamente l'equipaggio della Melody ha utilizzato delle buone tecniche e non siamo potuti montare a bordo».
Una preda con a bordo 1.500 persone, per due terzi turisti in crociera, sfuggita ai bucanieri grazie alle manovre effettuate dalla nave, ma soprattutto grazie alla presenza a bordo di guardie armate ben addestrate e pronte a fronteggiare minacce di questo genere. Addetti alla sicurezza israeliani scelti «perché sono i migliori» ha dichiarato il direttore generale della compagnia MSC, Domenico Pellegrino. All'attacco notturno scatenato da un gommone con sei pirati armati di kalashnikov la nave è stata oscurata e gli addretti alla sicurezza hanno risposto al fuoco con pistole e gli idranti anti-incendio costringendo i banditi a desistere.
Molte società di sicurezza, dalla Blackwater alle numerose Private Security Companies britanniche, offrono agli armatori servizi di protezione per le navi civili, cargo e passeggeri, che attraversano l'Oceano Indiano e il Golfo di Aden. Il prestigio di cui godono anche in questo campo gli israeliani è dovuto al fatto che l'emergenza terrorismo ha costretto lo Stato ebraico a garantire la sicurezza dei suoi mezzi civili (navi da carico e velivoli di linea) fin dalla fine degli anni '70 specializzando nelle attività antiterrorismo e antisequestro gli incursori della Marina israeliana, noti come 13a Flottiglia (Sayeret 13). Un dispositivo rafforzato sensibilmente dopo il sequestro della nave da crociera Achille Lauro nel 1985 ad opera di un commando palestinese. Per questo da 30 anni i reparti speciali israeliani si addestrano a liberare navi e aerei caduti in mano a gruppi terroristici e molti ex militari di questo reparto o delle forze di polizia marittima svolgono attività di sicurezza private per conto di società commerciali e armatori.
Di fronte all'incapacità della flotta internazionale di bloccare le incursioni dei pirati i sistemi di autodifesa costituiscono l'unico sistema efficace per evitare l'arrembaggio e la cattura di nave. In alcuni casi gli stessi membri degli equipaggi hanno impiegato gli idranti per impedire ai corsari di risalire le murate delle navi, ma è evidente che la presenza a bordo di professionisti della sicurezza offre maggiori garanzie ed efficacia e soprattutto consente di non mettere a repentaglio la vita dei marinai. Oltre alle armi da fuoco, che imbracciate da buoni tiratori consentono di colpire i pirati e i motori dei barchini, tutte le navi dispongono di idranti antincendio mentre secondo alcune fonti alcune navi passeggeri hanno imbarcato dei sistemi acustici che emettono suoni non sopportabili dall'orecchio umano che obbligano gli intrusi ad allontanarsi. Si tratta di vere e proprie "armi non letali" sviluppate per l'ordine pubblico e le operazioni militare di peacekeeing ma recentemente "declassificate" e impiegabili anche da agenzie e PSC civili.
