I tribunali militari del Pentagono riprenderanno a processare i detenuti di Guantanamo, ma con regole modificate: lo ha annunciato il presidente americano Barack Obama. Le nuove regole escluderebbero l'utilizzo di prove ottenute attraverso mezzi coercitivi, restringerebbero quello di testimonianze secondarie e garantirebbero agli imputati maggiore libertà nella scelta di un legale, oltre a difendere quei detenuti che si rifiutino di testimoniare.
Non appena insediata, l'Amministrazione sospese per 120 giorni - cioè fino al 20 maggio - i lavori delle commissioni militari. I processi rimarranno comunque sospesi per almeno quattro mesi per permettere l'applicazione delle nuove procedure. La mossa dell'amministrazione farà sicuramente discutere le organizzazioni per i diritti civili, che hanno criticato una misura che «infangherebbe di nuovo l'immagine della giustizia statunitense». Jonathan Hafetz, dell'American Civil LibertiesUnion ha criticato la scelta del presidente americano: «Vedere che Obama cerca di far rivivere piuttosto che chiudere questo fallito esperimento è una delusione, non c'è alcun detenuto che non possa e non debba essere processato dalle Corti federali».
Lo stesso Obama aveva criticato in campagna elettorale la creazione delle commissioni militari, definito un «enorme fallimento» ma i suoi collaboratori hanno sottolineato come il Presidente non abbia mai respinto l'ipotesi di utilizzarle se avessero potuto essere rese più giuste, e già da senatore aveva presentato delle proposte di legge in tal senso. Secondo gli analisti solo una ventina fra i circa 241 detenuti ancora nel carcere verrebbero processati dalle commissioni militari: il resto dovrebbe essere rilasciato, trasferito in altri Paesi o rinviato a giudizio presso le Corti federali statunitensi.