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Morgenthau: «Così l'Iran aggira le sanzioni»

di Marco Valsania

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21 maggio 2009
L'audizione di Robert M. Morgenthau, procuratore distrettuale dello Stato di New York


IL FRONTE NUCLEARE - Il procuratore distrettuale di Manhattan ha individuato migliaia di transazioni illegali: «Una lista della spesa per armi di distruzione di massa»

La lista di Robert Morgenthau è lunga: 400 sofisticati giroscopi e 600 accelerometri. Quindicimila chilogrammi di una lega di alluminio usata per missili a lunga gittata. Ancora: 1.700 chili di cilindri di grafite per la conversione dell'uranio, 30mila chili di lamine di tungsteno e rame, 200 cilindri dello stesso materiale, 19mila chili di polvere di tungsteno e 24.500 chili di un acciaio particolarmente resistente, tutti utilizzabili per la produzione missilistica. Nelle parole del procuratore distrettuale di Manhattan, a 80 anni figura leggendaria della giustizia americana ormai alla vigilia della pensione, non esattamente una lista qualunque: le prove inconfutabili che l'Iran sta marciando verso un arsenale nucleare. E lo sta facendo molto più velocemente di quanto finora ipotizzato.
Queste prove Morgenthau le ha presentate di recente direttamente al Congresso, alla Commissione Esteri del Senato, frutto di inchieste che gettano luce sulle operazioni finanziarie di Teheran per aggirare le sanzioni internazionali e impadronirsi di tecnologie vietate. Morgenthau ha aggiunto di aver consultato esperti, governativi e non, e che spesso anche loro sono rimasti «francamente scioccati» dagli acquisti. «È una lista della spesa per armi di distruzione di massa», ha detto. Ancora: «Gli iraniani sono estremamente seri nel procedere con questo programma», ha detto. «Sono a uno stadio più avanzato di quanto molti pensino e non resta molto tempo per impedir loro di sviluppare missili a lunga gittata e ordigni atomici».
Morgenthau ha detto di aver scoperto «migliaia di documenti» su una rete globale di forniture illegali che fa capo all'Iran. Tanto che il mese scorso ha aperto un caso contro un cittadino cinese, Li Fang Wei, e la sua azienda, la Limmt: 118 capi d'accusa legati ad almeno 58 transazioni tra il 2006 e il 2008, che sono riuscite a passare per banche statunitensi. In gennaio il magistrato ha inoltre raggiunto un accordo extragiudiziale con la Lloyds bank dopo la scoperta di meccanismi che avevano occultato l'origine iraniana di transazioni per 300 milioni di dollari avvenute tra il 2001 e il 2004. «I nostri sforzi - ha affermato - hanno evidenziato un capillare sistema di pratiche e di truffe disegnate per consentire alle banche iraniane di evitare le sanzioni».

21 maggio 2009
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