«Andremo dove ci portano i fatti» e non necessariamente dove ci conducono i sogni. Norman Augustine, ex chief executive di Lockheed Martin è l'uomo chiamato dal presidente Barack Obama a fare i conti in tasca alla Nasa e a fornire al 44esimo presidente gli elementi per tracciare la sua strategia. Studente e poi professore di Princeton, Augustine è da cinquant'anni nel settore, dove ha debuttato come ingegnere progettista alla Douglas per poi assumere numerosi incarichi di responsabilità sempre a cavallo tra industria e sicurezza nazionale. Il presidente degli Stati Uniti l'ha voluto alla testa di una commissione indipendente di esperti, incaricata di valutare i progressi dell'agenzia spaziale Usa nella preparazione della flotta che dovrebbe sostituire gli Shuttle. Un modo neanche tanto velato per dire che tutto il progetto "Luna entro il 2020" lanciato da Bush nel 2004 è congelato in attesa di valutazione presidenziale.
Nuovo piano entro agosto
«Ci prepariamo a spendere alcuni miliardi di dollari nell'esplorazione umana dello spazio - ha spiegato Augustine avviando il lavoro della commissione - ed è normale che la nuova amministrazione voglia essere convinta della bontà del progetto». Ragionamento che non fa una grinza, soprattutto se si considera che la scelta del progetto, una volta varato, impegnerà l'amministrazione americana almeno per almeno un ventennio e, che per il solo 2010, il budget è di 18,7 miliardi di dollari. Mentre l'industria procede nella costruzione del lanciatore Ares che si avvia alla fase dei test, il futuro della Nasa appare dunque sospeso. La commissione si è presa tempo fino al mese di agosto per presentare le sue valutazioni. Solo allora l'uomo dei sogni Obama, dovrà offrire all'America la sua visione dell'esplorazione spaziale al tempo della crisi, e magari un nuovo grande sogno a strisce e stelle.