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G-8 spingerà per un ritorno all'etica nel business (Ft)

di Elysa Fazzino

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Il G-8 è pronto a spingere per un «ritorno all’etica nel business»: lo scrive il Financial Times in un’anticipazione di un rapporto di 66 pagine che dovrebbe essere approvato dai capi di Stato e di governo del G8 al vertice della prossima settimana a L’Aquila.

 

I mercati difettosi e le debolezze fondamentali del sistema economico mondiale – si legge sul Ft – richiedono, secondo i ministri delle Finanze del G8, «l’adozione di uno “standard globale” di norme e principi e un ritorno all’etica nel business». Nel rapporto – continua l’articolo di Guy Dinmore - i ministri concordano che «è cruciale un ripensamento del quadro del sistema globale economico e finanziario».

 

«Un insieme di principi e regole comuni che governino l’attività economica e finanziaria internazionale è un fondamento essenziale per la stabile crescita globale», afferma il rapporto nell’esporre la proposta del “Lecce Framework”, la piattaforma delineata di recente a Lecce dai ministri delle Finanze. Il rapporto, che il Financial Times ha potuto leggere, raccomanda uno «standard globale» per settori come la paga dei dirigenti, la corruzione, il sistema bancario, la governance aziendale, la tassazione e i mercati.

 

In un momento in cui gli elettori sono arrabbiati per il salvataggio di imprese «vittime della propria spericolata avidità», e alcuni membri di governo sono sotto attacco per la propria mancanza di standard, «il tono moralistico cattura nuovo interesse per l’importanza dell’etica», continua Dinmore. La libertà economica non è stata accompagnata da norme fondamentali di «onestà e proprietà», sostiene il rapporto, che chiede un rafforzamento dell’etica nell’impresa, della protezione degli investitori e della trasparenza.

 

Ma ci sono divisioni nel G-8, conclude Dinmore: «il modello economico anglosassone viene incolpato dagli europei del continente di avere creato la crisi del credito».

 

Il G-8 è anche al centro di un commento sul Guardian. Hugh Roberts afferma che il G8 trascura il tema della riforma dell’Onu, che potrebbe invece essere il principale strumento per risolvere i problemi collettivi. In un articolo intitolato «Come possiamo cambiare l'Onu?», Roberts parte dal logo scelto per il G8, la tartaruga: un simbolo «adatto, perché il G8 è essenzialmente una forma di organizzazione internazionale ad hoc dell’inizio del 19.mo secolo che solo le più vecchie tartarughe ricordano».

 

Poiché la tartaruga è saggia (come assicura il sito del G-8) – continua il Guardian - non disapproverà i nostri leader, che danno così poca attenzione alle nostre istituzioni globali contemporanee?

 La carta dell’Onu è più che mai necessaria, ma è irrealizzata, sottolinea Roberts, che esorta ognuno a fare la sua parte, i politici e i diplomatici, lo staff dell’Onu e i media.  E come prima cosa caldeggia il ritorno in Corea dell’attuale segretario generale Ban Ki-Moon, «sarebbe un alto crimine di grossolana negligenza dargli un secondo mandato». Secondo Roberts, bisogna cominciare a cercare «una persona d’azione ed’intelletto per guidare l’Onu».

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