ITALIA

 
 
 
Risultati in tempo reale
Gli aggiornamenti minuto per minuto con i dati del ministero dell'Interno
Affluenza a chiusura delle operazioni: 65,04%
Sezioni scrutinate : 64328 su 64328
IL POPOLO DELLA LIBERTA' % Seggi
35,26 29
PARTITO DEMOCRATICO    
26,13 21
LEGA NORD    
10,2 9
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI    
8 7
UNIONE DI CENTRO    
6,51 5
 
Tutti i risultati delle Europee >>
 
HOME DEL DOSSIER

ITALIA

I conti di Bruxelles
EUROPA
FOTO - VIDEO

EDITORIALE / Uno stop per Berlusconi

di Stefano Folli

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
8 giugno 2009

L'Europa va a destra. In qualche caso si volge a forze radicali, in altri al grande esercito parlamentare dei Popolari e conservatori, oggi più consistente che mai. Le sinistre, salvo che in Grecia, retrocedono o addirittura crollano e pagano il prezzo dell'inquietudine sociale serpeggiante nel continente.

L'Italia, vista da lontano, cioè dall'estero, non fa eccezione alla regola. Il centrodestra, inteso come alleanza tra Pdl e Lega, prende un 45 per cento comunque ragguardavole. Un 45 per cento in cui c'è la sintesi del voto europeo, perchè vi ritroviamo una componente radicale (il Carroccio, che va ben oltre il suo dato delle politiche 2008) e una componente maggioritaria, parte integrante del Partito Popolare europeo, che è il Pdl.

Sul fronte opposto vediamo un Partito Democratico intorno al 27 per cento e la lista Di Pietro all'8 per cento. Insieme realizzano un 35 per cento. Una differenza del 10 per cento o quasi tra le due coalizioni. Poi si conta un'Unione di Centro oltre il 6 per cento, buon risultato di Casini. Infine, ben il 13 per cento del voto rimane escluso dal Parlamento europeo perchè si distribuisce tra le liste della sinistra radicale, divise e perciò non in grado di superare il «quorum», i radicali di Pannella ed Emma Bonino (in risalita dopo una difficile campagna) e la lista eterogenea dell'autonomista Lombardo.

Gli italiani hanno dato torto a Berlusconi, sia pure a metà
È evidente allora che se contiamo i voti delle due coalizioni, dobbiamo concludere che il centrodestra prevale e in questi termini peserà in Europa. Ma se osserviamo i dati elettorali da un altro punto di vista, più domestico, balza agli occhi l'insuccesso di Berlusconi. Il presidente del Consiglio aveva parlato del 45% come soglia a portata del Pdl e in ogni caso era opinione diffusa che il 40 fosse il livello della vittoria. Non solo. Il premier ancora una volta aveva dato l'impressione di voler trasformare il voto in un plebiscito su se stesso: o con me o contro di me. Questa volta gli italiani gli hanno dato torto, sia pure a metà.

È un mezzo fallimento per il Popolo della libertà, segno che le polemiche e le vicende in chiaroscuro delle ultime settimane hanno lasciato un segno, incrinando l'immagine del presidente del Consiglio. Da stamane nulla sarà come prima. Anche se Bossi, uomo cauto e astuto, ha garantito che nulla cambierà per il governo. In realtà, la Lega è più forte che mai in una logica di coalizione, mentre Berlusconi si è indebolito. È illogico pensare che tutto questo non avrà riflessi, magari a medio termine, negli equilibri di governo e di maggioranza.

Il Pd perde molto rispetto alle politiche ma non è disfatta
Sull'altro lato, il Pd perde ben sei punti rispetto alle politiche dello scorso anno. E questo in parallelo con una franca, netta affermazione di Di Pietro. Si può dire che non è una disfatta per il partito di Franceschini, alla luce delle fosche previsioni della vigilia. In realtà quello che salva – relativamente – il Pd è solo il contemporaneo calo del Pdl, suo principale competitore. Gli otto punti di distacco tra Franceschini e Berlusconi sono tanti, ma non sono i 12 0 15 che il premier decantava. E soprattutto si dimostra che Berlusconi è tutt'altro che invincibile. Questo elemento rassicura il Pd, ma la sconfitta elettorale è lì, davanti agli occhi di tutti, e negarla non avrà senso. Il centrosinistra ha bisogno di una lucida ridefinizione della linea strategica, anche perché da oggi la presenza di Di Pietro sarà ancora più invadente e dinamica. Anzi, francamente «alternativa», come garantiva ieri sera l'ex magistrato. Il 27% è un dato che salva il partito dall'implosione, ma gli impone di chiarire molte cose se non vuole vivacchiare alla meno peggio ancora per lunghi anni.

Il bipolarismo e la terza via
La verità è che le due forze maggiori del bipolarismo, Pdl e Pd, che insieme sommano oltre il 60% dei voti (sia pure in un quadro di forte astensionismo), sono entrambe in calo. È un brutto segnale per l'assetto bipolare del paese, anche se è presto per ricavarne conclusioni definitive. Senza dubbio oggi Casini e il suo partito di centro possono sentirsi un po' più tranquilli, oltre che soddisfatti. La «terza via» non è preclusa. Quanto alla sinistra radicale, pur fuori del Parlamento, essa può avviare – se ne sarà capace – un processo di riorganizzazione. Infine, Pannella ed Emma Bonino continuano a rappresentare un'istanza laica di cui è poco credibile che il futuro centrosinistra possa fare a meno.

8 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-