Una "tassa pallottola" non s'era ancora sentita. Ci hanno pensato le autorità iraniane, che hanno chiesto ai genitori di Kaveh Alipour, un diciannovenne ucciso nelle proteste di Teheran, tremila dollari per consegnare il cadavere del figlio. Anzi, letteralmente, «per ripagare i proiettili usati per uccidere il ragazzo».
Kaveh stava tornando a casa dopo il corso di recitazione, quando è finito in mezzo al fuoco delle forze di sicurezza che cercavano di disperdere i manifestanti. È rimasto vittima due volte: dell'errore e della paura del regime. Perché la richiesta di denaro avanzata ai genitori nascondeva il timore delle autorità che il ragazzo fosse seppellito nella capitale. Che la rivolta potesse avere una nuova rabbia.
Di fronte alle richieste e alle implorazioni del padre, alla fine i miliziani si sono lasciati convincere e hanno consegnato il cadavere del ragazzo. Ma hanno imposto che il funerale non fosse celebrato a Teheran. Come per Neda, "angelo dell'Iran", la studentessa diventata simbolo della rivolta. Kaveh, vittima per caso, è stato seppellito di nascosto a Rasht, il luogo di origine della famiglia. Tra una settimana si sarebbe sposato. (D. Aq.)