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Iran al voto, Moussavi sfida Ahmadinejad e punta sul voto delle donne

dall'inviato Vittorio Da Rold

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11 giugno 2009

Teheran - La fotografia di Mir-Hussein Moussavi, 67 anni, e sua moglie, Zahra Rahnavard, mano nella mano campeggia in tutte le riviste esposte nelle edicole di Teheran. È una piccola rivoluzione nei rigidi costumi della Repubblica islamica e insieme una promessa di cambiamento nella vita quotidiana delle coppie iraniane. Moussavi ha promesso che se diventerà presidente emanerà leggi contro le discriminazione femminile, tutelerà maggiormente le donne dalla violenza e abolirà la polizia morale, il corpo speciale che ogni giorno perlustra le strade del paese a caccia dei trasgressori del decoro nell'abbigliamento islamico.

L'altra sera una ragazza è stata fermata davanti ai nostri occhi all'ingresso principale di Park Mellat a Teheran – una zona dove si formano accessi capannelli di persone che discutono apertamente dei vari candidati come in un'antica agorà – da una pattuglia della polizia morale perché aveva la tunica troppo corta. Ramanzina sul pulmino da parte delle poliziotte, segnalazione scritta alla famiglia e serata rovinata con gli amici che cercavano inutilmente di consolarla.

Anche la moglie di Moussavi, Zahra Rahnavard che partecipa alla campagna elettorale in prima persona, altro fatto inusuale nel paese, ha fatto sabato scorso al Palazzetto dello sport Azadi di Teheran una dichiarazione molto forte: «Noi dobbiamo riformare quelle leggi che discriminano le donne. Dobbiamo aiutare le donne finanziariamente e a scegliere la loro professione secondo i loro meriti, aprendo loro la strada fino ai massimi livelli di responsabilità politica». Poi ha aggiunto anche che «l'Iran non deve più avere in futuro prigionieri politici».
Un'affermazione estremamente coraggiosa nel panorama attuale della società iraniana che fa il paio con quella del marito che non escludeva, qualche tempo fa ma con toni più vaghi, una nuova sensibilità sul tema dei diritti civili nel paese.

Ma il focus della campagna di Moussavi, senza dimenticare altri gruppi sociali ed etnici, resta diretto soprattutto verso il miglioramento della condizione femminile. Già oggi peraltro il 60% dei laureati iraniani sono donne e il paese conta 4 milioni di studenti universitari su una popolazione di 70 milioni. Ma per Moussavi questo non basta. Il candidato riformista ha parlato apertemente di nuove leggi che favoriscano un ruolo più incisivo delle donne nella società iraniana e molte di esse ricordano che fu proprio sotto la precedente presidenza riformista che fu introdotto il divorzio su iniziativa della donna.

Le giovani ragazze infatti, sono tra le fans più convinte e scatenate ai raduni elettorali di Moussavi, a suo volta sostenuto dall'ex presidente riformista Muhammad Khatami, autore di "Religione, libertà e democrazia", libro guida dei progressisti a Teheran.
Khatami appoggia con forza Moussavi, l'ex primo ministro iraniano, un uomo che torna sulla scena politica dopo un'assenza di ben 20 anni. Moussavi, dice Khatami, «ha fatto bene quando il petrolio era a sette dollari» e oggi potrebbe fare ancor meglio puntando sulla riforma del sistema economico, sull'apertura al mondo dell'Iran con una politica estera meno anti-occidentale e soprattutto una ventata nuova sul fronte dei costumi e del ruolo femmnile.
Anche la sparuta pattuglia di intellettuali della società civile come il regista Porahmad sono fans dichiarati di Moussavi, perché sperano che con la sua vittoria ci sia una apertura di cambiamento sociale e artistico.

Moussavi sta suscitando aspettative elevate nella società iraniana ma effettivamente ha un passato politico e una carisma personale di primaria importanza, elementi che gli permetteranno di affrontare con buone probabilità di successo la difficile sfida che lo attende. Ma chi è veramente Moussavi? Nato nel 1941, architetto, nel 1981, di etnia azera, un anno dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq, è nominato premier. Per sette anni, fino alla fine del conflitto, gestisce una situazione d'emergenza imponendo il razionamento dei generi alimentari e un severo controllo dei prezzi. In quegli anni è presidente Ali Khamenei, diventato poi Guida suprema con il titolo di ayatollah nel 1989, alla morte di Khomeini, di cui ricorre a giorni il ventennale della scomparsa. Nello stesso anno una riforma costituzionale sopprime la carica di primo ministro e da allora Mussavi è stato assente dalla vita politica attiva ma ha continuato a fare da consigliere-ombra dei vari governi che si sono succeduti, Khatami compreso. Ora torna dopo 20 anni sotto i riflettori della politica per cercare di riannodare antichi legami con l'Occidente e alimentare nuove speranze di cambiamento interno dei giovani e delle donne iraniane. L'Iran forse, dopo 30 anni, è a un passo dal cambiare pagina.

11 giugno 2009
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