Oltre un milione di documenti visibili online: il Governo britannico ha pubblicato oggi sul sito del Parlamento i dettagli sui rimborsi spese dei parlamentari dal 2004 al 2008 compreso. Gordon Brown ha mantenuto quindi la promessa fatta, ma e' gia' polemica perche' molte informazioni cruciali sono state oscurate. Il sito e' un ‘mare d'inchiostro nero elettronico', secondo i critici, perche' non rivela ad esempio gli indirizzi privati dei parlamentari, i nomi degli alberghi e ristoranti frequentati e nemmeno i viaggi fatti per lavoro. Tra la richiesta di trasparenza degli elettori e il desiderio di privacy dei deputati, insomma, i parlamentari l'hanno avuta vinta. I media britannici parlano senza mezzi termini di ‘censura'.
Oltre un anno fa l'Alta Corte aveva ordinato la pubblicazione dei documenti relativi ai rimborsi spese, ma l'iter era stato di fatto bloccato dall'ostruzionismo dei deputati. Poco piu' di un mese fa il Daily Telegraph aveva fatto scoppiare lo scandalo pubblicando ogni giorno per settimane dettagli sui rimborsi spese, rendendo gia' pubblici in molti casi dettagli che ora sul sito del Parlamento paradossalmente restano oscurati e quindi ‘segreti'. Gli elettori che vogliono esaminare in dettaglio i rimborsi spese del deputato per il quale hanno votato possono ora farlo, ma senza indirizzi e altre informazioni ‘cancellate' dal sito e' impossibile controllare se il parlamentare ha infranto le regole o perfino la legge, ad esempio continuando a chiedere rimborsi su un mutuo gia' estinto o su piu' di una abitazione. Alcune delle rivelazioni piu' bizzarre, come quelle sul deputato che ha ottenuto un rimborso per la manutenzione del fossato intorno al suo castello o su quello che si e' fatto pagare la casetta per le papere sul lago, non sono presenti sul sito del Parlamento.
Intanto oggi il sottosegretario al Tesoro Kitty Ussher e' diventata l'ultima vittima dello scandalo: ha rassegnato le dimissioni dopo essere stata accusata di avere cambiato residenza per non pagare la tassa sui capital gain sulla sua abitazione. Finora venti deputati coinvolti nello scandalo sui rimborsi hanno annunciato che non si presenteranno alle prossime elezioni e lasceranno la vita politica.