BUENOS AIRES - La metropolitana con meno passeggeri, i ristoranti semivuoti e i cubrebocas, le mascherine, ormai introvabili. Poi le scuole chiuse per un mese. L'influenza suina A/H1N1 ha colpito duramente anche l'Argentina costringendo il comune di Buenos Aires a decretare lo stato di emergenza, scattato ieri.
I numeri sono questi: 42 morti e 1.500 infettati. Quelli ufficiali, s'intende. Sì perché come già accaduto in Messico c'è chi contesta i numeri governativi e diffonde cifre ben diverse. Oltre 15mila contagi, secondo Jorge Yabkowski, medico della Federazione professionisti della salute, organizzazione sanitaria argentina.
E' stato l'inverno australe, iniziato dieci giorni fa, a facilitare, secondo gli esperti, la diffusione del virus. Il numero dei contagi, da più di un mese, sarebbe in forte crescita ma l'attenzione centrata sulle elezioni legislative di domenica scorsa avrebbe allentato la morsa delle misure preventive, tanto che alcuni giorni fa il ministro della Sanità Graciela Ocana si è dimessa. La spiegazione è stata inquietante: "La situazione è fuori controllo". Il nuovo ministro è Juan Manzur, vicegovernatore di Tucuman, regione colpita da alcune settimane.
Per questo il sindaco della 'capital federal' di Buenos Aires, Mauricio Macri, ha decretato lo stato d'emergenza nel territorio della città. Macri ha spiegato di voler "coordinare meglio i servizi sanitari pubblici e privati, agevolando la disponibilità di nuovi fondi per affrontare la crisi".
La capitale argentina conta più di 10 milioni di abitanti e da oggi si allinea altre dieci province del Paese, in cui l'emergenza è già stata dichiarata. Il provvedimento più controverso, proprio perché dà l'idea della gravità, è stato quello relativo alla chiusura della scuole fino al 3 agosto, anticipando così di due settimane la pausa invernale che avrebbe dovuto scattare il 18 luglio.
L'altro Paese contagiato, nel Cono Sud, è il Cile. Complice anche qui l'inverno australe con le sue temperature più rigide e l'umidità diffusa.
Tornando all'Argentina una nuova misura straordinaria è stata varata dal governatore di Buenos Aires, Daniel Scioli, che nelle ultime ore ha lanciato un appello ai medici in pensione affinché si rendano disponibili a prestare servizio in alcune strutture sanitarie dove la domanda di intervento è molto elevata.
I politici argentini cercano di evitare la replica del caso messicano che ha richiamato l'attenzione di tutto il mondo e generato una psicosi collettiva. I danni economici collaterali sono stati gravissimi e il presidente Felipe Calderon è stato costretto, un mese fa, a chiedere aiuti a livello internazionale per poter spezzare un'inarrestabile spirale di sfiducia.
Il sindaco di Buenos Aires Maurizio Macri, a differenza di quanto deciso a Città del Messico alla fine dello scorso aprile, ha precisato che nella capitale argentina i cinema e i teatri, oltre ai centri commerciali e gli stadi, non chiuderanno; tuttavia ha invitato i cittadini che hanno la febbre a rimanere a casa, precisando che le strutture ospedaliere della città non sono al collasso ma il loro funzionamento potrebbe esser pregiudicato da un'affluenza ingiustificata ed eccessiva.
Il virus A/H1N1 è l'ultima "grana" piovuta sul tavolo della presidenta Cristina Fernandez de Kirchner che dopo la sconfitta elettorale della sua coalizione, registrata domenica, è costretta a fronteggiare un'ondata di rialzi dei prezzi: alimenti, combustibili e assicurazioni registreranno una nuova impennata.