Settantadue ore di tempo per riportare l'ex presidemte Manuel Zelaya in carica: è questo l'ultimatum lanciato dall'Organizzazione degli Stati Americani al nuovo governo dell'Honduras. «Ci deve essere un ritorno immediato, sicuro e incondizionato», ha fatto sapere l'Organizzazione. La pena, finora, è stata stabilita nell'espulsione dell'Honduras dall'organizzazione. Zelaya, che ieri ha parlato all'Assemblea delle Nazioni Unite, attende la scadenza dell'ultimatum a Panama, prima di rientare in Honduras come ha pianificato. Ma il nuovo presidente Roberto Micheletti ha minacciato di arrestarlo qualora dovesse tornare, annunciando che il nuovo governo ha intenzione di inviare al più presto una sua delegazione a Washington.
Intanto, Italia, Francia e Spagna hanno richiamato i loro ambasciatori in Honduras. Anche l'amministrazione Obama continua a considerare Zelaya il legittimo presidente dell'Honduras: il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha detto che Zelaya si è incontrato ieri a Washington, mentre si trovava all'Osa, con l'assistente segretario di stato Tom Shannon e con Dan Restrepo, un esponente del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca.
Nello stesso tempo il Pentagono ha annunciato il rinvio di una operazione militare congiunta che avrebbe dovuto condurre con le forze dell'Honduras. «Stiamo continuando a sorvegliare la situazione - ha detto oggi il portavoce della Casa Bianca - Risponderemo agli sviluppi ma per il momento stiamo cercando di capire cosa può accadere anche alla luce della scadenza fissata dall'Osa».