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Amnistia fiscale, non è male se inietta nuovo capitale nelle imprese (Ft)

di Elysa Fazzino

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16 luglio 2009

Se funziona contro la crisi, «difficilmente può essere un male». È la conclusione di Paul Betts in un commento sul Financial Times intitolato: «Amnistia fiscale». Senza mai parlare di "scudo" ma sempre di amnistia, Betts spiega pragmaticamente che gli altri Paesi non avevano avuto grandi risultati nelle loro politiche di rientro dei capitali semplicemente perché erano stati troppo punitivi. In un altro articolo in prima pagina, firmato da Guy Dinmore, il quotidiano della City sottolinea tuttavia che lo scudo fiscale all'italiana garantisce agli evasori fiscali le condizioni più favorevoli tra gli stati membri dell'Unione europea.

«Giulio Tremonti, il ministro italiano dell'economia, lo fa di nuovo», esordisce Betts: per incoraggiare i suoi concittadini a rimpatriare i fondi nei paradisi fiscali «per la terza volta sta proponendo un'amnistia fiscale». Dopotutto, le due precedenti amnistie nel 2001 e nel 2003 erano state piuttosto un successo: gli italiani avevano rimpatriato 46 miliardi di euro di fondi nascosti e dichiarato altri 31 miliardi che intendevano tenere in conti offshore. «Come risultato, il Tesoro italiano ha anche incassato 2,1 miliardi in più di introiti fiscali».

«Altri Paesi avevano seguito l'esempio dell'Italia ma con successo limitato. In larga misura perché avevano adottato una posizione più puritana, insistendo su penalità molto maggiori per cittadini che rimpatriavano fondi offshore non dichiarati». Ora che il G20 ha lanciato una «campagna aggressiva» contro i paradisi fiscali, i principali centri offshore come la Svizzera hanno ammorbidito le loro regole sul segreto bancario, osserva il commentatore. «La maggior parte dei Paesi sembra sempre intenzionata ad adottare un approccio punitivo contro gli evasori fiscali se decidono di mettersi in regola». L'Italia – scrive Betts - ancora una volta appare pronta a fare diversamente con «un atteggiamento più flessibile e accomodante», per indurre i suoi cittadini, «forse preoccupati per l'attenuazione del vecchio segreto bancario», a rimpatriare i loro fondi offshore.

Ma questa volta, l'amnistia si applicherà solo ai soldi che tornano in Italia, non basta che siano semplicemente dichiarati e tenuti in un conto offshore. «Se questo riesce ad aiutare gli imprenditori italiani a regolarizzare la loro situazione fiscale e a iniettare nuovo capitale nelle loro aziende durante l'attuale credit crunch, difficilmente può essere una cosa cattiva».
Le controversie scatenate dal provvedimento sono registrate nella corrispondenza di Guy Dinmore, che sul sito web del quotidiano prende il titolo: «Berlusconi accusato per l'amnistia fiscale alla "casta"». Si tratta delle accuse di Antonio Di Pietro.

Dinmore spiega che l'Ue aveva bloccato una precedente proposta che condizionava l'agevolazione fiscale all'acquisto di bond statali o azioni in società controllate dallo Stato. Roma – continua l'articolo - sta aspettando che Bruxelles decida se l'amnistia può essere condizionata al rimpatrio di fondi non tassati provenienti da Stati non Ue. «Le finanze statali sono in stato critico», conclude Dinmore: «Le entrate fiscali stanno calando e il debito pubblico viaggia intorno al 114% del prodotto interno lordo».

Di amnistia parlano anche altri media stranieri. «L'Italia si appresta a decretare una nuova amnistia fiscale» si legge sul sito del quotidiano francese Les Echos, che pubblica un'Afp: «Lo scudo fiscale, com'è battezzato in Italia», spiega, dovrebbe essere facilmente adottato, poiché il governo di Berlusconi dispone della maggioranza assoluta. Anche lo spagnolo El Pais ha un titolo sull'amnistia. Il pezzo fa notare che il testo è stato modificato all'ultima ora di fronte alle critiche: non potranno beneficiare della misura coloro che hanno commesso reati di falso in bilancio, riciclaggio o bancarotta fraudolenta, «come si prevedeva all'inizio».

16 luglio 2009
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