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Suu Kyi: la Ue chiede la liberazione immediata. Nuove sanzioni

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11 agosto 2009

Le proteste di Sarkozy e Brown. La Malaysia chiede una riunione d'urgenza dell'Associazione dei Paesi del sud est asiatico (Asean)


L'Unione europea ha denunciato la condanna della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi ad altri 18 mesi di arresti domiciliari, chiedendo la sua liberazione «immediata, senza condizioni» e annunciando «nuove misure» contro la giunta militare che governa il Myanmar.

«L'Unione europea condanna il verdetto contro Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale della democrazia e Premio Nobel della pace e l'ingiustificato processo di cui è oggetto», ha annunciato la presidenza svedese dell'Unione in una dichiarazione pubblicata a Bruxelles. «L'Ue chiede alle autorità di liberarla immediatamente e senza condizioni», prosegue la dichiarazione. «L'Ue risponderà con nuove misure a carico dei responsabili del verdetto», avverte la presidenza svedese. «Inoltre, l'Ue rafforzerà le misure restrittive a carico del regime della Birmania/Myanmar, compresi i suoi interessi economici», ha aggiunto.

Le sanzioni europee contro la Birmania, rafforzate nel 2007, prevedono già un embargo sulle armi, un divieto di ingresso nell'Ue e un congelamento dei beni di una decina di responsabili della giunta, la limitazione delle relazioni diplomatiche, il divieto di importazione di legno, metalli, minerali e pietre preziose e semi-preziose e su nuovi investimenti nelle imprese birmane del settore.

Più sfumata la posizione espressa dalla Commissione europea, secondo cui la detenzione di Aung San Suu Kyi è sì «ingiustificata e inaccettabile» e «viola le libertà fondamentali», ma «per quanto riguarda possibili misure di sanzioni il tema è di competenza degli Stati membri». Numerose, in effetti, le prese di posizione da parte dei leader europei. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha chiesto all'Unione europea di adottare «nuove sanzioni contro il regime birmano», in particolare nel campo del legname e delle pietre preziose.

Il primo ministro britannico Gordon Brown si è detto «costernato e in collera» per la condanna di Aung San Suu Kyi ad altri 18 mesi di arresti domiciliari. Insieme alla reazione di Brown è giunto anche un appello del governo della Malaysia per una riunione d'urgenza dell'Associazione dei Paesi del sud est asiatico (Asean).

11 agosto 2009
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