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Iran, 100 imputati al processo contro
i manifestanti anti regime

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1 agosto 2009

Sarebbero un centinaio gli imputati nel primo processo apertosi oggi a Teheran contro un gruppo di "ribelli" arrestati nel corso delle manifestazioni di protesta seguite alle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno scorso: lo ha reso noto l'agenzia di stampa Fars.

Tra gli imputati vi sarebbero degli importanti attivisti del campo riformatore, tra cui alcuni collaboratori dell'ex presidente Mohammed Khatami e sostenitori dei candidati Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karoubi; la Fars ha identificato quattro imputati appartenenti a diversi gruppi di opposizione: l'ex portavoce del Parlamento sotto Khatami, Behzad Nabavi; Mohammed Atrianfar; l'ex vicepresidente Mohammad Ali Abtahi e l'ex portavoce del governo, Abdullah Ramezanzadeh.

Secondo la stampa iraniana si tratterebbe di una trentina di persone, accusate secondo l'agenzia di stampa ufficiale Irna di aver «partecipato ai disordini, attentato alla sicurezza nazionale, alterato l'ordine pubblico e commesso atti di vandalismo»; inoltre viene loro contestato il porto abusivo di armi da fuoco e bombe a mano e di aver inviato immagini delle manifestazioni «a mezzi di comunicazione ostili». Almeno duemila persone sarebbero state arrestate nel corso delle manifestazioni seguite alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, considerata dai riformisti frutto di brogli: una trentina di persone sono rimaste uccise negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. La maggior parte dei fermati è stata successivamente rilasciata ma in carcere dovrebbero rimanere circa 250 persone.

L'aria che tira al processo contro i «rivoltosi» che hanno sfidato il regime di Mahmoud Ahmadinejad e Ali Khatami lascia capire che il governo intende sfruttare l'occasione per dimostrare da un lato la propria solidità e dall'altro il complotto ordito per rovesciare le basi della Repubblica Islamica.

In un clima che ricorda i processi staliniani è arrivata anche la prima abiura di un capo riformista. «Ho sbagliato a prendere parte alle manifestazioni, l'elezione di Mahmoud Ahmadinejad è stata pulita e senza brogli, sono gli altri che hanno tradito», ha "confessato" Mohammad Ali Abtahi, ex vicepresidente di Mohammad Khatami.

I tribunali rivoluzionari iraniani, presso uno dei quali si è aperto oggi il processo a carico di un centinaio di oppositori, furono istituiti nel 1979 dal fondatore della Repubblica islamica, l'ayatollah Ruhollah Khomeini. Sono retti da religiosi e operano sotto la giurisdizione del capo del potere giudiziario, attualmente l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi. Il capo del potere giudiziario è nominato dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e nomina a sua volta il responsabile di tutti tribunali rivoluzionari, che presiede anche la corte di Teheran.
I tribunali sono chiamati a giudicare una grande varietà di reati, dalle attività giudicate «controrivoluzionarie», allo spionaggio e al narcotraffico. I processi si svolgono a porte chiuse e senza avvocati difensori. Gli imputati hanno la possibilità di fare appello.

1 agosto 2009
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