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Sapessi come è strano il Ramadan italiano

di Karima Moual

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20 agosto 2009


Il mio primo Ramadan è italiano perché l'ho fatto all'età di 14 anni e l'ho fatto in Italia, tra la curiosità e la solidarietà dei compagni di scuola e il sostegno dei miei parenti più grandi, da molti anni residenti. Sono più di un miliardo nel mondo, 1,2 milioni in Italia, i musulmani che come me anche quest'anno si troveranno ad accogliere il loro appuntamento annuale con il mese più sacro dell'Islam: Ramadan. Il Ramadan in Occidente è per forza diverso da come viene vissuto nei paesi musulmani. Lì è un rito collettivo, tutto si trasforma in sintonia con il mese del digiuno, il ritmo della giornata vissuta più di notte che di giorno, l'orario di lavoro che cambia diventando più elastico, le città trasformate per risvegliarsi solo dopo il tramonto, l'alimentazione si modifica per lasciare posto a piatti e dolci calorici, ideali per affrontare il lungo digiuno.

Tutte queste trasformazioni vengono vissute magicamente come trasformazioni di un mese diverso ma normale.
Nel Ramadan in Italia il ritmo della giornata non cambia in sintonia con la festa. Fuori da casa tutto va avanti così com'è, si vive la schizofrenia di due culture e tradizioni che devono riuscire a viaggiare parallelamente, riuscire ad essere musulmani vivendo in un paese occidentale, e il ramadan è la più grande prova che un musulmano in Occidente si trova ad affrontare.
Quest'anno è anche il mio primo Ramadan estivo, la giornata del digiuno sarà più lunga del solito, e tra di noi non si fa altro che parlarne non senza qualche preoccupazione. Il digiuno richiederà pazienza e sacrificio.
In molti hanno approfittato di questo mese di ferie, per un Ramadan-vacanza nel proprio paese, io lo trascorrerò al lavoro e come tutti gli anni la mia sveglia sarà prima dell'alba, per approfittare di una veloce colazione, e prepararmi alla giornata in arrivo. Fuori vivrò quindi la mia quotidianità di sempre, ma una volta a casa troverò il mio Ramadan: la mamma preparerà secondo la tradizione, il futur (il pasto che rompe il digiuno), fatto di piatti tipici, come la tradizionale minestra Al-harira, gli spiedini di carne di montone, Lemsemmen (crèpes dolci al miele), thè alla menta, bruiwat (dolci alle mandorle) e tanti altri piatti che riempiranno la tavola e i nostri occhi, perché non si mangia mai tutto quello che viene offerto, ma è importante che ci sia tutto, è un po' una gratificazione per il digiuno.

Dopo il pasto si prega tutti insieme, e successivamente ci si concede alle tradizionali telenovelas arabe e programmi d'intrattenimento che la televisione araba prepara ogni anno appositamente per questo mese.
Ci si intrattiene con la famiglia, ma senza fare troppo tardi, il giorno dopo ci aspetta, siamo in Italia e fuori tutto va avanti così com'è.
La data dell'inizio di questo mese non è mai precisa, quest'anno potrebbe essere il 21 come il 22 agosto, imprecisione questa, caratteristica del calendario lunare, l'inizio di ogni mese data dall'osservazione della prima, esilissima, falce di luna.
Nono mese del calendario lunare, più conosciuto come il mese del digiuno (as-Sawm), la sua sacralità è da ritrovarsi nella sua storia che risale agli albori dell'Islam, perché è proprio in questo mese nella Lailat al Qadr ( la notte del destino) come mio padre mi ha sempre insegnato, che ebbe inizio la rivelazione del Corano, tramite l'arcangelo Gabriele al profeta Muhammad, è l'unico mese menzionato esplicitamente nel Corano e il digiuno del Ramadan è uno dei cinque pilastri dell'Islam.

Per digiuno (Sawm) s'intende il divieto di mangiare bere e fumare, ma l'astinenza non riguarda solo gli alimenti si estende anche alla vita affettiva, non si possono infatti avere rapporti sessuali nella'arco della giornata del digiuno che va dall'alba (al- Fajr) al tramonto (al- Maghreb).
E così, per tutti noi, nel mese del Ramadan tutto dovrebbe fermarsi e trasformarsi in sintonia con il mese sacro, fatto di meditazione, preghiera, digiuno e astinenza da tutto ciò che di materiale vi è nel mondo, al fine di avvicinarsi sempre più ad Allah (Dio), imparando l'autodisciplina, purificandosi dai peccati, amando Dio e il prossimo.
Tutti i musulmani che hanno raggiunto la pubertà e sono in buona salute sono quindi chiamati a rispettare le regole dettate dal Ramadan. E così facciamo anche noi musulmani ormai italiani.

20 agosto 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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