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Afghanistan, attacco Nato fa strage di civili. Karzai: «È inaccettabile»

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4 settembre 2009

Fino a 90 persone, fra cui diversi civili (una quarantina secondo alcune fonti), sono rimaste uccise nella provincia di Kunduz, nel nord del paese, in un bombardamento compiuto dalle forze Isaf-Nato. Le autorità afgane e internazionali apriranno inchieste per chiarire la dinamica e le responsabilità

Colpire i civili, in qualsiasi modo, è inaccettabile. Lo ha affermato il presidente uscente afghano, Hamid Karzai dopo l'attacco aereo che ha provocato la morte di circa novanta persone. Karzai, che ha promesso l'apertura di un'inchiesta per chiarire quanto avvenuto, ha espresso «profondo cordoglio per la perdita dei suoi compatrioti», e ha sottolineato che «i civili innocenti non dovrebbero essere uccisi o feriti nel corso delle operazioni militari».

La probabile presenza di civili (sul cui numero regna ancora confusione e incertezza) tra le vittime del raid aereo, ha causato un'immediata reazione anche da parte della comunità internazionale. Oltre alle autorità afgane anche il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato che avvierà un'inchiesta. «Il popolo afghano - ha detto Rasmussen - sa che siamo fortemente impegnati a proteggerlo e che indagheremo a fondo e immediatamente questo incidente». Durante la notte, ha aggiunto Rasmussen, «c'è stato un raid aereo dell'Isaf (la missione internazionale a guida Nato) contro i talebani. Certamente sono stati uccisi numerosi talebani, ma vi è la possibilità anche di perdite civili, non è ancora chiaro».

Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha parlato di «tragedia che non possiamo accettare» perché «siamo in Afghanistan per difendere la sicurezza degli afghani e non per provocare la morte di civili». Frattini ha affermato che adesso è assolutamente necessario «riconquistare la fiducia degli afghani» e cercare in ogni modo di evitare tragedie come quella di oggi. Questo è necessario per garantire la «credibilità » dell'azione internazionale in Afghanistan nei confronti degli afghani.

Rispondendo alla richiesta di un commento sulle voci che, dopo la tragedia dell'attacco Nato, hanno chiesto un ritiro delle forze internazionali dal Paese, e una exit strategy Frattini ha dichiarato: «È una parola che non mi piace. Sarebbe una ritirata. Dobbiamo fare il contrario». Secondo il titolare della Farnesina, bisogna «rimanere fino a quando l'Afghanistan potrà camminare sulle sue gambe». E questo potrà accadere anche grazie alla «svolta» della nuova strategia che prevede, ha detto Frattini, più ricostruzione civile, più sicurezza, più lotta alla corruzione, più agricoltura e meno priorità alla presenza militare che rimane comunque necessaria per garantire la sicurezza.

La vicenda
Fino a 90 persone, fra cui diversi civili (una quarantina secondo alcune fonti), sono rimaste uccise nella provincia di Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, in un bombardamento compiuto dalle forze tedesche inquadrate nella missione Isaf-Nato. L'esercito tedesco che guida le operazioni militari della Nato in questa provincia di Kunduz, aveva inizialmente assicurato che il bombardamento, i cui obiettivi erano due camion cisterna rubati il giorno prima dai talebani, non aveva provocato nessuna vittima fra i civili. Qualche ora dopo uno dei suoi portavoce a Berlino precisava che la Bundeswehr non ne era sicura al "100%".

A metà giornata, Mahbubullah Sayedi, portavoce del governo della provincia di Kunduz, annunciava che «circa 90 persone» erano state uccise, «la maggior parte erano talebani». Poco dopo il portavoce del governo federale, Zemarai Bashary, riferiva della morte di «50-55 talebani» e di «alcuni civili», informando che Kabul avrebbe inviato una squadra sul posto per indagare. Già qualche ora dopo il raid della Nato, il capo della polizia locale Baryalai Basharyar Parwani, aveva lasciato intendere che il numero dei civili «uccisi o feriti» era rilevante: «L'autocisterna è finita sul letto di un fiume, c'erano civili con i talebani e sono stati bombardati, più di 60 persone sono state uccise o ferite», assicurava.

A quel punto almeno 200 residenti si sono affollati attorno all'autocisterna e «un gran numero di civili è stato ucciso», precisava il portavoce del ministero della Sanità, Farid Rahil.


La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) della Nato è stata la prima ad annunciare un'inchiesta. Poi l'Onu, tramite il numero due della sua rappresentanza in Afghanistan, Peter Galbraith, lo ha reclamato con insistenza e ha inviato una squadra sul posto. «Tutto deve essere intrapreso per stabilire cosa è accaduto e per quale motivo si è ricorsi ad un attacco aereo in circostanze in cui è difficile determinare con certezza la presenza di civili sul posto», ha dichiarato Galbraith in un comunicato.

Anche Londra, per voce del capo del Foreign Office, David Miliband, ha chiesto indagini «urgenti», per non compromettere la fiducia della popolazione nella presenza militare internazionale.

L'Alto rappresentante della politica estera della Ue Javier Solana, interpellato sull'attacco Nato nel nord dell'Afghanistan, ha parlato di «episodio terribile». «Ciò che è successo è veramente terribile», ha sottolineato Solana, in margine alla riunione informale esteri della Ue a Stoccolma. «Non ho per ora commenti da fare se non dare tutta la mia solidarietà alle famiglie delle vittime».
Ad una domanda se le truppe aggiuntive inviate dagli Stati membri in Afghanistan, per garantire il corretto svolgimento delle elezioni, dovranno restare nel Paese, Solana ha detto che è «prematuro» dare una risposta, perché bisogna vedere cosa succede sul territorio.

4 settembre 2009
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