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Afghanistan, tensioni tra Italia e Spagna (El Pais)

di Elysa Fazzino

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21 settembre 2009

Sale la tensione tra Italia e Spagna sul ruolo delle rispettive truppe in Afghanistan. E' polemica su El Pais, dopo un articolo critico del quotidiano Il Foglio. Il quotidiano spagnolo mette in evidenza le tensioni tra i due Paesi sulla homepage del suo sito web: «Tensioni tra Spagna e Italia per il ruolo delle truppe in Afghanistan. Berlusconi preme per designare un comando chiave, che ora è spagnolo».
La «pugnalata», scrive El Pais, è arrivata giovedì scorso con un articolo in prima pagina, non firmato, sul Foglio, il cui direttore, Giuliano Ferrara, «è un uomo di fiducia di Berlusconi». «In una critica tanto furibonda quanto ben documentata», al punto che – scrive il quotidiano spagnolo - negli ambienti diplomatici spagnoli non si esitava ad attribuirla a indiscrezioni filtrate dal ministero della Difesa italiano, l'articolo assicura che «le truppe italiane (in Afghanistan) hanno dovuto combattere questa estate numerose battaglie senza poter contare sui 780 militari spagnoli, aumentati fino a 1.250 per le elezioni, a causa delle rigidissime limitazioni imposte dal governo di Zapatero, che impediscono agli spagnoli di partecipare ad azioni offensive».

«La scarsa combattività degli spagnoli ha favorito l'offensiva talebana», continua El Pais citando Il Foglio. Il motivo delle critiche, spiega El Pais, viene spiegato dallo stesso articolo del Foglio: «Gli spagnoli detengono il comando della base di Herat e questa leadership è stata contestata da Roma, dato che l'Italia schiera 3.000 militari, 18 elicotteri e cinque aerei».

Secondo il quotidiano spagnolo, non è solo il comando di Herat a essere «in gioco», ma soprattutto il posto di capo di stato maggiore del Comando Regionale Ovest, che è di uno spagnolo. «Il capo di stato maggiore è, di fatto, il numero due della Nato nella regione e ha un posto decisivo, dato che per le sue mani passa tutta la pianificazione delle operazioni».

«Fonti spagnole – si legge ancora su El Pais - ammettono pressioni italiane per cedere questo posto, ma avvertono che la Spagna ne ha pieno diritto. Proprio perché il contributo italiano è molto superiore, la Spagna ha accettato che al principale comando regionale ci sia sempre un generale italiano e che questo posto non sia a rotazione, come è abituale in questi casi». Al comando regionale c'è attualmente il comandante della Folgore Rosario Castellano.

L'articolo del Foglio è stato pubblicato proprio il giorno dell'uccisione dei sei militari italiani a Kabul. L'attentato, constata El Pais, ha aperto in Italia un dibattito sul ritiro delle truppe dall'Afghanistan.

Al di là delle notizie sul lutto italiano pubblicate in questi giorni da vari siti esteri, al dibattito dedica un approfondimento il settimanale americano Time, in un articolo messo online venerdì scorso: «L'Italia ritirerà le truppe dall'Afghanistan?». Jeff Israely ricorda che dopo l'attentato di Nassirya, in Iraq, nel novembre 2003, Silvio Berlusconi ribadì l'impegno militare dell'Italia a fianco dell'alleato di ferro George W. Bush; l'Italia si ritirò dall'Iraq nel 2006.

«Questa volta, il messaggio immediato è stato più ambiguo». Berlusconi, scrive il Time, è sempre alle prese con uno scandalo sessuale che «ha scosso la sua influenza e allentato quella che altrimenti sarebbe una salda presa sul Parlamento e sulla coalizione di centro-destra». Israely parla di reazioni «contraddittorie» nel governo italiano. Berlusconi ha subito parlato di un possibile ritiro di truppe, i ministri della Difesa e degli Esteri hanno dichiarato la determinazione dell'Italia di mantenere la presenza in Afghanistan, il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha chiesto il ritiro delle truppe entro Natale.

Facendo eco ai dubbi sulla situazione in Afghanistan espressi dal ministro degli Esteri Franco Frattini in un'intervista al Corriere della Sera, l'opinionista ed ex ambasciatore presso la Nato Sergio Romano ha detto al Time: «Egli dice quello che quasi tutti i leader europei dicono, in privato o in pubblico. C'è un'idea piuttosto diffusa che (la missione in Afghanistan) non stia portando da nessuna parte».

L'opinione pubblica, secondo Romano, «non capisce cosa stiamo facendo lì». Ciò – spiega il Time - «lascia spazio a populisti come Bossi per raccogliere nuovi sostenitori guidando la carica per un ritiro rapido». Berlusconi è «più vulnerabile» di fronte agli alleati recalcitranti.

Tuttavia, secondo Romano, per quanto possa mostrare attenzione ai dubbi dell'opinione pubblica sul ruolo dell'Italia, la realtà è che il premier alla fine deve stare con Washington. «E' diplomazia passiva, ma non è irrazionale. Non si può indebolire la politica estera americana, specialmente ora».

Ma – conclude il Time - la reazione italiana all'ultimo attentato «mostra quanto rapidamente il domino delle alleanze può cadere. E, come la situazione sul terreno in Afghanistan, la prossima svolta nella politica italiana è impossibile da prevedere».

21 settembre 2009
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