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ANALISI / Nel caos urbano di Kabul sicurezza quasi impossibile

di Gianandrea Gaiani

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17 settembre 2009

L’autobomba che ha colpito a Kabul un convoglio formato da due Vtlm Lince del contingente italiano, che dall’aeroporto internazionale della capitale si dirigeva al quartier generale delle forze alleate costituisce il più grave attacco portato alle forze italiane in sette anni di operazioni in Afghanistan. Con questi sei caduti le perdite italiane salgono a 21 morti, per due terzi colpiti dai miliziani e sette deceduti per incidenti o malori. L’attentato conferma le tattiche adottate dai talebani negli ambienti urbani e soprattutto a Kabul, dove gli, insorti colpiscono solitamente con il lancio di razzi poco potenti e precisi e con kamikaze e autobombe, più potenti e precise.

Del resto in città è più facile infiltrare e nascondere grossi quantitativi di esplosivo, o modificare vetture per realizzare autobombe. Le cellule terroristiche che si infiltrano a Kabul dal confine pakistano sono composte da jihadisti addestrati a fabbricare esplosivi artigianali o riciclare le cariche di esplosivo militare di mine e granate d’artiglieria per confezionare ordigni di ogni tipo, giubbotti esplosivi per kamikaze e autobomba, ma anche congegni di detonazione. Contro questo tipo di minaccia non ci sono molte difese in ambiente urbano poiché il traffico caotico di Kabul consente ai veicoli civili di avvicinarsi ai mezzi militari più di quanto potrebbero fare fuori città. La recrudescenza dei raid terroristici non significa che i talebani siano più forti, ma è semplicemente l’arma migliore a loro disposizione per colpire il cuore della capitale, con un evidente significato simbolico, il giorno in cui Hamid Karzai sembra essersi aggiudicato la rielezione senza ballottaggio alla presidenza. Anche in Iraq, dove la guerriglia è ormai stata sconfitta, le milizie di al-Qaeda continuano a coprire con attentati nelle città che prendono di mira le forze americane e governative.

Il veicolo Lince, che ha salvato la vita a molti soldati negli ultimi due anni grazie alle protezioni anti-mina poste sotto lo scafo, non poteva resistere a una così potente esplosione frontale che ha visto l’impiego di una ingente quantità d’esplosivo. Da tempo si registra infatti un notevole incremento nella quantità di esplosivo impiegato negli ordigni improvvisati dovuto alla necessità degli insorti di provocare danni anche ai nuovi veicoli blindati anti-mina utilizzati dagli alleati come i Buffalo, i Couguar e i Lince. Il mezzo colpito direttamente dall’autobomba è stato disintegrato senza lasciare scampo ai cinque paracadutisti a bordo, mentre sul secondo Lince i danni sono stati ingenti ma l’unico soldato rimasto ucciso dal violentissimo spostamento d’aria è stato il mitragliere, esposto "in ralla" sul tetto del mezzo, una postazione pericolosa che da tempo dovrebbe venire meglio protetta con blindature. Era un mitragliere anche il caporal maggiore Alessandro Di Lisio, ucciso il 14 luglio a Farah da un ordigno improvvisato talebano così come alcuni dei feriti registrati quest’anno dal contingente italiano. Dopo la sua morte si aprì il dibattito sulle protezioni da applicare alle "ralle", attese ma ancora non consegnate ai reparti.

LINK
Ordigni Improvvisati

http://en.wikipedia.org/wiki/Improvised_explosive_device

Lince
http://www.esercito.difesa.it/root/equipaggiamenti/aa_lince.asp

Contingente italiano a Kabul
http://www.difesa.it/Operazioni+Militari/Operazioni+internazionali+in+corso/
Afghanistan+-+ISAF+HQ+-+ITALFOR+KABUL/

17 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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