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Ozono, inversione di marcia
Nuovi dati dall'Esa

di Gigi Donelli

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22 settembre 2009


"Una crescita leggera, ma registrata scientificamente su un periodo di 14 anni". Con tutta la prudenza del caso i dati sono buoni, e indicano che il buco dell'ozono ha iniziato a richiudersi. La notizia diffusa dall'agenzia spaziale europea (Esa) arriva dal centro nazionale di ricerca aerospaziale tedesco che parla di "un leggero ma chiaro segnale positivo", ottenuto grazie all'incrocio dei dati ottenuti dai satelliti ERS-2 ed Envisat con quelli raccolti a terra dalle stazioni meteorologiche specializzate. "La nostra analisi - spiega Diego Loyola del DLR tedesco- ha messo in luce che laddove la concentrazione di ozono negli strati superiori della stratosfera è andata regolarmente declinando a percentuali annue prossime al 7% tra il 1979 e il 1997, dopo quall'anno si è verificato un netto rallentamento. Prima si è ridotta la perdita, poi un vero e proprio ritorno all'equilibrio che ora punta alla crescita, e che naturalmente dovremo verificare con i trend di lungo periodo".

Un filtro solare
L'ozono è uno strato di gas protettivo che si incontra a partire dai 25km di altezza e si concentra nella stratosfera. E' una sorta pellicola, o meglio ancora di filtro solare che protegge la vita sulla Terra dai raggi ultravioletti. Uno strato più spesso riduce i rischi di tumori della pelle ma tutela anche alcune forme di vita degli oceani. La sua distribuzione non è comunque regolare, ma varia soprattutto negli strati superiori della stratosfera e per questo solamente gli strumenti più sofisticati sono in grado di misurarne le variazioni. I sospetti che alcuni ricercatori avevano avanzato già molti anni fa sono diventati un vero e proprio allarme quando all'inizio degli anni '80 la scienza ha avuto a disposizione lo strumento satellitare per l'indagine atmosferica.

Un accordo a Montreal
Protagonista di molte prime pagine ancora nei primi anni '90, del buco dell'ozono si è smesso di parlare da tempo anche quando alcuni dati, soprattutto quelli relativi all'emisfero australe, hanno indicato che lo strato di gas protettivo progressivamente si riduceva non più solo in corrispondenza dell'Antartide ma anche a latitudini intermedie. Ora che le informazioni raccontano l'arresto del fenomeno, e in attesa che possa essere confermata una vera e propria inversione di marcia, sarebbe interessante sapere quanto in questa evoluzione c'entri la firma del protocollo di Montreal, che nel 1987 mise al bando alcune sostanze killer dell'ozono (CFC). Oggi che si cercano dei modelli comuni per governare i cambiamenti climatici, quell'impegno preso e rispettato da 191 nazioni merita di essere verificato e posto tra i successi della cooperazione internazionale.

22 settembre 2009
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