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Le «omissioni» di Obama nelle valutazioni della missione in Afghanistan

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18 settembre 2009
Il documento della Casa Bianca

Il 16 settembre il Governo americano ha pubblicato un elenco di indicatori e parametri con l'obiettivo di misurare i progressi compiuti in Afghanistan e Pakistan. Pubblichiamo il documento e l'analisi di Foreing Policy che mette in evidenza soprattutto ciò il testo «non dice»

L'elenco stilato dalla Casa Bianca di una cinquantina di parametri indicatori e di criteri destinati a valutare i progressi compiuti in Afghanistan e in Pakistan, redatto per placare i timori crescenti del Congresso e dell'opinione pubblica in relazione alla strategia di guerra sempre più agguerrita dell'Amministrazione Obama, è stato postato sul sito ForeignPolicy.com. La bozza, datata 16 settembre 2009 e illustrata il giorno dopo al Congresso con un'udienza a porte chiuse, dichiara senza mezzi termini che "obiettivo degli Stati Uniti è isolare e smembrare, smantellare e sconfiggere al Qaeda in Pakistan e in Afghanistan e scongiurare un suo ritorno in futuro in ciascuno di questi Paesi".

Come Josh Rogin fa giustamente notare su The Cable, nel documento sono illustrati tre obiettivi primari: "smantellare i network terroristici in Afghanistan e in particolare in Pakistan; lavorare per stabilizzare il Pakistan; lavorare per coronare di successo tutta una serie di obiettivi politici e civili in Afghanistan". Tutti obiettivi importanti.


Cosa manca nel documento
Molti dei criteri stabiliti per valutare questi progressi, nondimeno, non sono così facilmente misurabili: "sviluppo di una duratura partnership strategica tra Stati Uniti e Pakistan" per esempio, oppure "situazione delle relazioni tra Afghanistan e Pakistan". D'accordo, anche i criteri qualitativi hanno la loro importanza. Ma a mancare completamente da questo documento sono riferimenti precisi: date, entità dei contingenti, tabella di marcia dei progressi. Questo documento palesemente non afferma: "Il contingente statunitense in Afghanistan dovrà essere di tot persone alla tot data", né riporta niente di analogo (per quanto in verità ci dica che entro il 30 marzo 2010 e "in seguito, a scadenze regolari" vi saranno delle valutazioni dei progressi compiuti").

L'aver omesso questo genere di riferimenti concreti, verificabili e misurabili significa che l'Amministrazione Obama probabilmente sarà in grado di dichiarare di aver fatto "progressi" nello sforzo bellico, a prescindere da quanto accade realmente sul terreno, in negativo e in positivo.
Clamorosamente assente dall'ambizioso e approfondito elenco, in linea con la campagna populocentrica del generale Stanley McChrystal, è il bilancio dei morti, intendendo con ciò indifferentemente i morti americani, della Nato, della coalizione, e tra i rivoltosi (anche se i criteri per perseguire l'Obiettivo 1, consistente nello smantellare i network terroristici in Afghanistan e "in particolare in Pakistan", sono nascosti nell'allegato top secret).

Nel documento non si parla neppure del numero preciso degli Ied (ordigni improvvisati nascosti sul ciglio della strada) individuati e fatti brillare – di cui Jieddo, Joint IED Defeat Organization, tiene già il calcolo, così che sarebbe stato facile effettuare un controllo. Né si parla del numero degli attentati con kamikaze, sventati o meno, in Afghanistan e in Pakistan, un altro modo certo di misurare la sicurezza in ambedue i Paesi.
Altre omissioni eclatanti sono per esempio il numero dei profughi che tornano a casa dall'estero o dai campi per sfollati attrezzati dopo che i conflitti li hanno allontanati dai loro villaggi, come dopo l'offensiva dell'esercito militare pachistano di questa primavera nella valle di Swat; il miglioramento del tasso di alfabetizzazione – di recente ne ha riferito l'AP, definendolo una sfida di primo piano per le Forze di Sicurezza nazionali afgane; le aumentate opportunità per i bambini delle regioni interessate di istruirsi. Non si parla del numero degli ospedali sicuri né delle cliniche sanitarie disponibili nelle regioni rurali. Non si parla del numero dei bombardamenti della coalizione che uccidono civili.

Il documento parla invece del "volume e del valore degli stupefacenti" prodotti in Afghanistan, trascurando di riportare qualsiasi cifra che possa indicare che tali colture sono state sostituite da altre, per esempio il grano.
Quanto detto finora non significa che il documento trascuri tutto, né che queste omissioni siano i migliori o gli unici parametri indicatori per valutare il progresso in Afghanistan e in Pakistan. Un criterio per altro importante di cui si parla nel documento è quello della "percentuale della popolazione che vive [in Afghanistan] in aree/distretti sotto il controllo dei rivoltosi". Questa è una piccola ma importante differenza rispetto alla maggior parte delle analisi che ho avuto modo di vedere finora che riportavano quale percentuale del territorio effettivo dell'Afghanistan era sotto il controllo dei taliban, e con ogni probabilità è un indicatore migliore della sicurezza nel Paese.

Infine, questo elenco di parametri indicatori dedica la tanto attesa attenzione all'opinione pubblica in Pakistan e in Afghanistan, citando "l'opinione della popolazione pachistana in relazione alla performance del governo" e la "percezione della popolazione a livello distrettuale dell'efficienza del governo afgano e della duratura capacità di assicurare i servizi". Accantonando per il momento i problemi che potrebbero nascere dalla difficoltà di condurre sondaggi in entrambi i Paesi, si tratta pur sempre di un riconoscimento cruciale dell'importanza della "campagna per la conquista dei cuori e delle menti" nella regione.

c.2009, Foreign Policy
(Traduzione di Anna Bissanti)

18 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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