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Molti sospettano da tempo che società segrete come i Massoni o gli Illuminati controllino i governi nazionali da dietro le quinte. Ma la globalizzazione economica degli ultimi decenni, con le organizzazioni transnazionali a cui ha dato vita, ha fatto aumentare più che mai il numero di persone convinte che ci stiamo dirigendo verso un governo mondiale, o che ne esista già uno segreto.
Teorici del complotto come il cineasta e presentatore radiofonico americano Alex Jones sostengono che organizzazioni come la Commissione trilaterale, il gruppo Bilderberg, il Council on Foreign Relations e il Forum economico mondiale sono utilizzate dalle élite per influenzare indebitamente gli eventi mondiali, dalle guerre ai mercati finanziari. Naturalmente queste teorie contengono una piccola parte di verità - in questi eventi, politici e funzionari potenti si incontrano, creano contatti fra di loro e prendono decisioni - e questo non fa altro che rendere ancora più facile ai teorici del complotto formulare tesi clamorose su rituali occulti e controllo delle menti.
I complotti sul Nuovo ordine mondiale hanno fatto capolino sulla scena politica "seria" con la candidatura alla Casa Bianca del parlamentare del Texas Ron Paul. Paul, che ha partecipato come ospite allo spettacolo radiofonico di Alex Jones, si scagliava regolarmente contro il Council on Foreign Relations, agitando lo spettro del "complotto d'idee" che mira alla cessione della sovranità americana, a partire da una presunta "superautostrada del Nafta" che collegherebbe i paesi del Nordamerica in un'unica unità economica. I timori di un governo mondiale sono anche alla base dell'opposizione del Congresso degli Stati Uniti a una serie di trattati dell'Onu come la Convenzione sul diritto del mare. Gruppi nazionalisti sostengono, senza fondamento, che questa convenzione porterebbe a tasse internazionali o addirittura a una forza militare internazionale.
La verità
L'emersione di un'élite di potere globale è un argomento affrontato da molti autori, da Karl Marx fino all'editorialista di Foreign Policy David Rothkopf. Ma se queste élite fossero davvero tanto potenti, sarebbe molto più facile far approvare gli accordi sul libero scambio.
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