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Ottobre nero in Afghanistan

di Roberto Bongiorni

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28 ottobre 2009
(Afp)

Otto soldati americani uccisi in un solo giorno. Otto marines vittime, ancora una volta, del nemico invisibile: gli Improvised explosive device (Ied), gli ordigni piazzati dai talebani sul ciglio delle strade. Nella guerra che, ricorrendo solo alla forza militare, anche gli stessi generali ormai riconoscono che non si può vincere, sono due le maggiori insidie per gli oltre 100mila militari della coalizione internazionale presente in Afghanistan: i kamikaze e gli ordigni esplosivi, spesso artigianali, fatti saltare in aria al passaggio dei convogli militari stranieri. L'esercito di uomini bomba a disposizione dei talebani riesce a confondersi in mezzo alla gente e colpire soprattutto nelle grandi città, ma non è altrettanto efficace al di fuori dei centri urbani. L'arma letale per eccellenza nelle zone rurali sono le Ied: nel 2009, il 60% dei caduti tra le forze della coalizione è stato causato proprio da queste bombe. Per quanto grave, quella di ieri non può tuttavia definirsi una giornata eccezionale, un episodio isolato. Piuttosto l'ennesima conferma di una grave escalation che i vertici militari Usa sperano di arginare, e poi abbattere, con un vigoroso aumento di truppe. Otto soldati americani erano stati uccisi, e diversi feriti, lo scorso quattro ottobre nella provincia del Nuristan. Anche se non sono ancora chiare le circostanze, lunedì a perdere la vita sono stati tre agenti antidroga e 11 soldati americani, in due incidenti a bordo di elicotteri militari.
Con le vittime di ieri, salgono a 53 i militari americani uccisi in ottobre, il mese più violento per le forze Usa dall'inizio della campagna per rovesciare i talebani, iniziata a fine 2001. Un primato negativo che corregge quello registrato in agosto. I dati pubblicati dal sito icasualties.org. evidenziano come la campagna in Afghanistan stia prendendo una brutta piega: il numero di militari stranieri uccisi dall'inizio del 2009 è salito a 444, di cui 278 americani. Nel 2008 furono 295, nel 2007 232.
Una progressione inarrestabile, che mette in seria difficoltà il presidente americano Barack Obama. Il generale Stanley McChrystal, a capo della coalizione Nato (Isaf) e delle forze Usa in Afghanistan, ha chiesto un vigoroso aumento delle truppe americane, almeno 40mila unità in più. La richiesta, però, mal si concilia con i costi esorbitanti della campagna, le dubbie conquiste raggiunte sul piano democratico, e il crescente numero di caduti. Uno scenario che ha reso insofferente l'opinione pubblica americana e che ha spinto il partito di chi appoggiava la guerra in Afghanistan ai minimi storici. Secondo le ultime indiscrezioni, diffuse dall'emittente televisiva Abc, Obama sta prendendo tempo e la sua decisione, in merito alla nuova strategia in Afghanistan e all'invio di nuove truppe dovrebbe essere annunciata tra il 7 novembre, giorno del ballottaggio per le elezioni presidenziali dell'Afghanistan, e la sua partenza per il Giappone, fissata per l'11 novembre. Senza specificare la data, ieri sera il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha sottolineato che la revisione della strategia del presidente «è verso la fine». Sarebbe dunque questione di giorni. Secondo l'Abc, Obama sarebbe orientato a ordinare un rinforzo di truppe, ma non 40mila uomini.
L'impasse, seguita all'accertamento di brogli e irregolarità al 1° turno delle presidenziali, lo scorso 20 agosto, non ha fatto altro che che aggravare la situazione. Dopo l'annuncio del ballottaggio, che i talebani hanno minacciato di paralizzare con una raffica di attentati, il presidente afghano Hamid Karzai ha respinto i nuovi appelli per l'immediata sostituzione del capo della Commissione - accusato di parzialità - elettorale, Azizullah Ludin, chiesti dallo sfidante, l'ex ministro degli Esteri Abdullah.
Tutto è ancora incerto. È probabile una recrudescenza degli attacchi da parte dei talebani. Da tempo Washington ha compreso che il dialogo con i talebani "moderati" può rivelarsi vincente. Va in questa direzione l'annuncio del presidente della commissione Difesa del Senato, Carl Levin: nel bilancio della Difesa che dovrebbe essere firmato oggi dal presidente Obama ci sarebbe un capitolo che prevede il pagamento dei guerriglieri talebani che rinunciano alla lotta armata. Un approccio modellato sull'esperienza con i guerriglieri sunniti in Iraq, e dimostratosi efficace.

28 ottobre 2009
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