Rapporto Fao: più di 1 miliardo di persone nel mondo soffrono la fame, il 9% in più rispetto all'anno scorso. Anche il Papa sarà presente il 16 novembre per l'apertura del Vertice mondiale della sicurezza alimentare
La fame nel mondo continua ad aumentare a causa della crisi economica e oggi colpisce più di 1 miliardo di persone, cioè un sesto della popolazione totale: lo afferma il rapporto annuale "The State of Food Insecurity" (Sofi), pubblicato dalla Fao insieme con il Programma alimentare mondiale (Wfp), secondo cui gli affamati sono cresciuti del 9% quest'anno, arrivando alla vetta di 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970.«Nessun paese è stato risparmiato e oggi sono i paesi più poveri - e le popolazioni più indifese - che ne soffrono di più le conseguenze», ha deplorato il direttore generale della Fao Jacques Diouf.
La maggior parte delle persone malnutrite, secondo il rapporto Sofi, risiedono nella regione Asia-Pacifico (642 milioni), seguite dall'Africa subsahariana (265 milioni), dall'America latina (53 milioni), Vicino Oriente e Nord Africa (42 milioni) e nei paesi sviluppati (15 milioni). Il rapporto è stato pubblicato in concomitanza con la Giornata mondiale dell'alimentazione che si celebra il 16 ottobre. Dalle cifre emerge una tendenza negativa ormai decennale : «Anche prima dell'attuale crisi, il numero delle persone sottonutrite era aumentato, in modo lento ma costante». Dopo i passi avanti «notevoli» degli anni 80 e degli inizi degli anni 90, in larga misura grazie all'incremento degli investimenti in agricoltura seguiti alla crisi degli anni 70. «Ma tra il 1995-97 e il 2004-06, con il calo sostanziale degli aiuti pubblici allo sviluppo (Oda) destinati all'agricoltura, il numero dei sottonutriti è aumentato quasi dovunque. Unica eccezione, America Latina e Caraibi, dove però ora la crisi economica ha cancellato i progressi fatti. Sedici paesi sono stati identificati dalla Fao come particolarmente vulnerabili a causa di crisi nazionali o regionali: si tratta di Somalia, Afghanistan, Etiopia, Iraq, Eritrea, Sudan, Haiti, Burundi, Repubblica democratica del Congo, Liberia, Angola, Mongolia, Corea del Nord, Uganda, Tagikistan e Georgia.
«I leader dei maggiori paesi del mondo hanno reagito con determinazione alla crisi economica e finanziaria e sono stati in grado di mobilitare miliardi di dollari in un lasso di tempo molto breve: la stessa azione decisa è adesso necessaria per combattere fame e povertà »: così il direttore generale della Fao». Purtroppo «nel momento in cui il numero delle persone che soffrono la fame ha raggiunto un picco storico, vi è il più basso livello di aiuti alimentari mai registrato» ha dichiarato Josette Sheeran, direttrice esecutiva del Wfp. Ad esempio, le 17 economie più importanti dell'America latina nel 2007 hanno ricevuto 184 miliardi di dollari in entrate finanziarie, cifra che si è dimezzata nel 2008, con 89 miliardi di dollari, e si prevede diminuirà ulteriormente nel 2009, con 44 miliardi di dollari.
Secondo le ultime stime, per l'anno 2050 la popolazione mondiale supererà i nove miliardi di persone, vale a dire che rispetto a oggi ci saranno un terzo di bocche in più da sfamare. Questo significa non solo riuscire a produrre il 70% in più di cibo, nonostante le incertezze e le difficoltà derivanti dal cambiamento climatico, ma anche far sì che vi sia una distribuzione più equa e che tutti abbiano accesso al cibo di cui hanno bisogno. Un forum di esperti e studiosi, riunito a Roma. ha identificato soluzioni concrete e possibili interventi che serviranno come base di discussione del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, in programma alla Fao dal 16 al 18 novembre. Nella mattinata di lunedì 16 novembre sarà presente alla Fao anche il Papa: la conferma è arrivata dalla sala stampa della Santa Sede.
Purtroppo «è ormai irraggiungibile» il primo «obiettivo Onu del Millennio» che aveva come target di dimezzare il livello degli affamati entro il 2015 : lo ha sottolineato il segretario generale di Action Aid Marco De Ponte, commentando il Rapporto sull'insicurezza alimentare della Fao. «Ogni sei secondi un bambino muore di fame, ma questo scandalo potrebbe facilmente essere eliminato se tutti i governi intervenissero in modo determinato». Secondo ActionAid, «basterebbe seguire le politiche seguite dai governi del Brasile e della Cina, oppure come quelli di Ghana, Vietnam e Malawi». Nella ricerca su "Chi sta veramente combattendo la fame?", Action Aid analizza il lavoro di 51 governi e non mancano le sorprese: la Cina, ad esempio, si classifica seconda tra i paesi in via di sviluppo, poichè ha ridotto i numeri della fame di 58 milioni in dieci anni attraverso un deciso supporto dello Stato per i piccoli contadini. Al contrario in India ci sono oltre trenta milioni di affamati in più rispetto alla fine degli anni 90.
Su ventidue paesi industrializzati, nella classifica di Action Aid, la Gran Bretagna è ottava, la Francia nona, gli Stati Uniti ventunesimi e l'Italia è quattordicesima. Al primo posto il Lussemburgo, e fanalino di coda la Nuova Zelanda. «Per rimettersi in carreggiata l'Italia deve rapidamente ripensare le scelte fatte dall'inizio della legislatura e aumentare le risorse destinate alla cooperazione. Il nostro Paese ha il dovere di contribuire allo sforzo complessivo di limitare gli effetti della crisi sui Paesi più vulnerabili».