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“Mietitori” disarmati per la flotta di aerei senza pilota  italiani

di Gianandrea Gaiani

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12 ottobre 2009

Prima i Predator, poi i più grandi e potenti Reaper. L’Italia sta ampliando progressivamente la sua flotta di UAV (Unmanned Aerial Vehicle) cioè velivoli senza piloti, teleguidati da una stazione di controllo che può essere situata anche dalla parte opposta del mondo rispetto ai velivoli.

Dopo il volo sperimentale che il 3 agosto scorso ha visto un Predator atterrare a Decimomannu (Cagliari) guidato tramite collegamento satellitare da Amendola (Foggia), l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver sviluppato la capacità di controllo remoto dei Predator che consentirà di diminuire il personale schierato nei teatri operativi.

La flotta di UAV dell’Aeronautica Militare Italiana ha già preso parte con successo alle operazioni in Iraq e, da oltre due anni, è schierata anche in Afghanistan. A Herat operano al momento 4 Predator che hanno raggiunto recentemente le 5.000 ore di volo operativo con compiti di sorveglianza del territorio e ricerca delle milizie talebane.

Il 32° stormo schiera 6 Predator A ma sono in arrivo 4 Reaper (o Predator B) che saranno integrati da altri due velivoli dello stesso tipo il cui acquisto è stato autorizzato recentemente dalla Commissione Difesa della Camera. I nuovi velivoli, prodotti come i precedenti dalla General Atomics Aeronautical Systems, San Diego,  costeranno 10.5 milioni di euro a esemplare e contribuiranno a migliorare le capacità operative e di controllo del territorio nell’Afghanistan Occidentale, soprattutto nel contrasto agli ordigni improvvisati seminati in gran numero lungo le strade dai talebani. 

Con un’autonomia di 14 ore a pieno carico estendibile fino a 28, i Reaper italiani verranno acquistati disarmati e saranno presumibilmente impiegati solo per compiti di sorveglianza con telecamere e sensori a differenza dei velivoli dello stesso tipo anglo-americani che utilizzano parte dei 1.750 chili di carico bellico per trasportare missili e bombe già impiegati con successo in numerose operazioni contro i talebani e contro i leader di al-Qaeda in territorio pakistano. I Reaper costituiscono di fatto l’anello di congiunzione tra gli UAV di oggi e i futuri UCAV (Unmanned Combat Aerial Vehicle), veri e propri aerei da combattimento senza pilota in fase di sviluppo in Usa e in Europa. Un Reaper può trasportare fino a 14 missili Hellfire contro i 2 di un Predator A.

La scelta italiana di acquisire i Reaper (che in inglese significa, non a caso, “mietitore) disarmati, inspiegabile sul piano tecnico, sembra rispondere a esigenze puramente politiche e rispecchia quanto deciso a suo tempo con i Pedator A. Indiscrezioni non confermate provenienti dagli USA sostengono però che l’aggiornamento dei Predator italiani preveda anche la possibilità di imbarcare missili Hellfire. L’ipotesi più probabile è che l’Aeronautica si stia oggi dotando degli UAV più sofisticati e collaudati presenti sul mercato sui quali l’armamento potrà essere montato in una seconda fase.

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12 ottobre 2009
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