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Scudo fiscale 2009: notizie e aggiornamenti

 
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Scudo fiscale: il comune di Chiasso
scatena la caccia agli agenti italiani

di Alberto Annicchiarico

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29 ottobre 2009


Wanted, ricercati. Non i banditi, però. Gli sceriffi. Complice l'inedito clima da guerra fredda maturato all'ombra dello scudo fiscale, gli abitanti di Chiasso, città svizzera al confine con l'Italia, sono stati chiamati a «collaborare» con le autorità locali per smascherare eventuali investigatori del Fisco inviati da Roma e che agiscano in «clandestinità». L'iniziativa, sorprendente, è stata annunciata dal Comune ticinese a seguito di «diverse segnalazioni circa l'esercizio di attività d'inchiesta non autorizzate sul territorio cittadino».

Pacifiche signore e signori Rezzonico potrebbero entrare in azione, quindi, per dare una mano alla polizia cantonale e agli agenti delle dogane. Non fosse che la Confederazione elvetica parrebbe non intenzionata ad avviare ritorsioni ancora più serie, ci sarebbe di che preoccuparsi. Sul piano verbale, tuttavia, l'artiglieria ha già alzato il tiro: giusto ieri un consigliere di Stato del Ticino, il liberale radicale Gabriele Gendotti, non era andato per il sottile dichiarando di avere «indicazioni che il fisco italiano spia sui treni».

Gendotti aveva poi spiegato alla Neue Luzerner Zeitung di non essere meravigliato dalle incursioni delle Fiamme gialle, giustificate dal bisogno di denaro da parte del governo italiano, alle prese con una grave crisi economica e con un forte indebitamento. Il consigliere aveva puntato il dito, infine, contro lo scudo fiscale, sostenendo che potrebbe violare le regole della libera circolazione dei capitali e le direttive europee sul riciclaggio di denaro.

Arrivano, insomma, segnali sempre più evidenti dell'irritazione, anzi della «collera fredda» contro l'Italia, come l'ha definita il quotidiano La Tribune de Genève, per il recente blitz della Guardia di Finanza in 76 filiali italiane delle banche elvetiche. Qualcuno l'ha definita addirittura una «razzia» contro gli istituti di credito della Confederazione. Il foglio ginevrino ha riferito di una forte «indignazione soprattutto per i metodi utilizzati» dalle autorità italiane: controlli serrati alle frontiere, telecamere ai valichi e, soprattutto, odiose incursioni nelle filiali nel nostro paese.

«Sappiamo bene che questi raid puntano solo a destabilizzare i clienti italiani delle banche svizzere per convincerli ad approfittare del condono fiscale», ha commentato al quotidiano Carlo Lombardini, avvocato ginevrino specializzato in diritto bancario. Non si può accusare l'Italia di voler recuperare i fondi dell'evasione fiscale, ma ha aggiunto il legale, «ciò che mi rattrista è vedere le nostre autorità federali lasciare che i loro istituti di credito vengano attaccati in questo modo».

Gli svizzeri lamentano anche il fatto che l'Italia non si sia allineata alla decisione dell'Ocse di cancellare Berna della lista grigia dei paradisi fiscali. Peraltro, continuano i negoziati bilaterali per raggiungere un nuovo accordo di doppia imposizione. Ma il Dipartimento federale delle finanze, secondo la Tribune, si rifiuta di precisare se le attuali tensioni con Roma possano ritardare questo processo. Filippo Lombardi (Partito popolare democratico del Ticino), altro consigliere della camera dei Cantoni (il Consiglio degli Stati svizzero o Camera alta del Parlamento federale) ha chiesto la sospensione dei negoziati.

Lombardi, che è anche presidente della delegazione che cura le relazioni con il Parlamento italiano, ha comunque avvertito, con una battuta velenosa, che bisogna prendere molto sul serio la posizione del ministro delle finanze italiano Giulio Tremonti: «È forse l'unico ministro delle finanze al mondo che nella sua precedente professione quale giurista finanziario ha lui stesso trasferito importanti somme sui conti svizzeri. Conosce quindi perfettamente l'argomento».

Nel pomeriggio il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha comunque stigmatizzato il tenore della reazione di Berna. «Non penso - ha dichiarato - che il terreno delle misure e delle contromisure sia quello corretto. E le contromisure certamente non aiutano». L'Italia, ha concluso Frattini, «non ha alcun problema con la Svizzera. Abbiamo un'eccellente relazione, il resto è una questione interna di investigazione della Guardia di finanza» che «ha eseguito gli ordini impartiti».

29 ottobre 2009
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