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La pacifista Aminatou Haidar torna a casa

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19 dicembre 2009


(dal nostro corrispondente)
NEW YORK – Aminatou Haidar l'attivista pacifista del Western Sahara in fin di vita per uno sciopero della fame e' tornata a casa. Dopo 32 giorni di digiuno con l'eccezione di acqua a zucchero, le sue condizioni restano disperate, ma adesso ha ripreso a nutrirsi e i medici dicono che potrebbe farcela. "Questo e' un trionfo della diritto internazionale, dei diritti umani, della giustizia internazionale e per la causa del Western Sahara", ha detto la Haidar prima di partire dall'aeroporto di Lanzarote, alle Canarie dove era stata deportata dalle autorita' marocchine il 16 novembre scorso.
Resta il fatto che, come abbiamo scritto nell'inserto Plus del nostro giornale, il premio di un finanziere a New York puo' davvero costare la vita. Quando l'ho vista, il 20 ottobre scorso alla cena per il Civil Right Award della Train Foundation ho pensato che Aminatou Haidar, pacifista indipendentista del Western Sahara potesse in effetti correre qualche rischio al suo ritorno a casa. Me lo aveva detto lei stessa. "Quando tornero' a casa a Laayoune passero' dei guai per questo premio. Al Marocco non piace questo tipo di pubblicita'. Ma serve la causa della liberazione". La Haidar mi raccontava la sua storia davanti a un piatto di costolette di agnello, spinaci saltati, patate al forno, "gravy" e salsa di menta a casa del leggendario finanziere newyorchese John Train sulla 73 e Quinta. Fino a poche ore fa stava morendo per uno sciopero della fame in un ospedale di Lanzarote, alle Canarie. Protestava perche'al suo ritorno a Laayoune, la polizia marocchina l'aveva arrestata. Il crimine? Aveva indicato il Western Sahara come sua nazionalita' nei documenti di sbarco. Una scusa ovviamente, sufficente a ritirarle il passaporto, separarla dai suoi figli teen-agers e spedirla contro ogni regola, apolide, alle Canarie spagnole la sua ultima tappa prima del rientro. Stremata, disidratata, per sopravvivere, il suo corpo aveva cominciato a consumare il tessuto interno agli organi, distruggendoli. Il bollettino medico dice: ipotensione, nausea, atrofia dello scheletro muscolare, anemia, emoraggia gastrica. Per questo, anche se e' tornata a nutrirsi non e' ancora fuori pericolo.
Il Marocco ha tenuto duro sulla sua sciocca repressione per una questione di orgoglio tribale e di immagine. E perche' i fosfati del Western Sahara sono troppo importanti. Ma ha commesso l'errore di sottovalutare la potenza di immagine di una pacifista a New York che riceve un premio per il coraggio sui diritti civili e subito dopo viene perseguitata. John Train, 82 anni, e' un personaggio eclettico sulla scena newyorchese. Finanziere – fonda nel 1959 la Train Babcock advisers, e' presidente del Montrose Group - filantropo, autore di una ventina di libri libri, fu co-fondatore e primo direttore a Parigi bel 1953 della Paris Review, una rivista letteraria finanziata dall'Aga Kahan, un cenacolo che includeva personaggi come Ernest Hemingway e William Faulkner. Train fra l'altro ha sofferto in prima persona i dolori della repressione: sua figlia Musa e' la vedova del giornalista di Forbes Paul Klebnikov, assassinato per strada a Mosca nel 2004 per le sue inchieste investigative sulla corruzione degli oligarchi. Il premio di Train istituito da una ventina d'anni e' ormai celebre e viene consegnato al Council on Foreign Relations, di nuovo un volano di credibilita' internazionale.
Ma la questione era anche legale. Dopo l'espulsione, la Spagna, forse con leggerezza, e, sembra, d'accordo con il Marocco, aveva offerto alla Haidar lo status di rifugiata politica o un passaporto spagnolo per poter tornare a casa. Ma la Haidar rifiuto' con fermezza: "non voglio diventare straniero nella mia stessa terra" disse prima di cominciare lo sciopero della fame. Come ha osservato Human Right Watch, la sua espulsione dal Marocco era in violazione dell'articolo 12(4) del Patto Internazionale sui diritti Civili e Politici ( ICCPR, ratificato dal Marocco), secondo cui a nessuno puo' essere arbitrariamente negato il diritto di entrare nel suo stesso paese. Le autorita' spagnole potrebbero aver violato l'articolo 2 del quarto protocollo della Convenzione Europea per la protezione dei diritti umani e delle liberta' fondamentali e l'articolo 12 (2) dell'ICCPR secondo cui nessuno puo' essere forzato a non lasciare liberamente un paese. Ma in questi casi, nel breve prevalgono sempre le divisioni storiche, le incomprensioni e gli interessi economici.
Rabat invase il Western Sahara nel 1975 quando la Spagna coloniale lascio' il Paese. La popolazione fu dispersa nel deserto. La Haidar, era ancora bambina. Poi la rivendicazione, anche violenta, dell'autonomia e della sovranita', peraltro riconosciuta da tutti con il movimento del Polisario. Poi il pacifismo della Haidar: entro' anche nella lista per il premio Nobel per la Pace e riporto' l'attenzione del mondo sulle violazioni della sovranita' del Western Sahara. Poi le conseguenze.
Tempo fa la compagnia norvegese Yara aveva annunciato che non avrebbe piu' comprato dal Marocco fosfati in provenienza dal Western Sahara. La Spagna e il governo Zapatero si erano trovati nell'occhio del ciclone per collusione con il Marocco. Nei giorni scorsi Senatori americani si erano mobilitati per difendere la Haidar. Il segretario di Stato Hillary Clinton aveva esercitato pressioni sul ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Morantinos. Il segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon aveva inviato una nota di protesta a Rabat e a Madrid. Tutto per questa donna di 42 anni delicata e tenace, sguardo romantico, occhialetti sul naso che alla cena di Train parlava riflessiva in francese. Ricordava la sua marcia nel deserto per tornare a casa, i suoi figli, i suoi amici, il suo divorzio.
  CONTINUA ...»

19 dicembre 2009
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