Il vertice climatico di Copenhagen entra nel vivo. Sul tavolo delle trattative è arrivata una proposta di testo avanzata da Michael Zammit Cutajar, il diplomatico maltese (uno dei molti padri del Protocollo di Kyoto) che presiede uno dei gruppi di lavoro sulle emissioni a lungo termine.
Il testo, che potrebbe diventare una delle basi di partenza della trattativa, che decollerà la prossima settimana quando arriveranno i capi di Stato e di governo, prevede che il mondo riesca a dimezzare le emissioni di gas-serra entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. In realtà, molti dettagli sono ancora incerti: il documento è costellato di parentesi che evidenziano i punti cruciali sui quali la comunità internazionale deve ancora mettersi d'accordo.
Ma, per i paesi industrializzati, si prevedono tre possibilità, tutte coraggiose: un taglio dell'anidride carbonica «compreso fra il 75 e l'85%», «di almeno l'80-95%», o di «oltre il 95». Ma tutti quanti, ovvero il mondo intero, dovranno comunque ridurre le emissioni di carbonio del 50, dell'85 o del 95%, a seconda del livello di ambizione che il vertice vorrà raggiungere.
«Le divergenze fra paesi sono visibili nel testo – ha detto Kim Castersen del Wwf – e dovranno essere riempiti con la buona volontà politica. Al momento però, non sappiamo ancora quanti soldi ci saranno a disposizione». E difatti, questo resta ancora l'argomento cruciale.
Fra le altre buone notizie che arrivano a Copenhagen, c'è la decisione europea di offrire 2,4 miliardi all'anno, per i prossimi tre anni, per aiutare i paesi poveri ad adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. E anche un accordo bipartisan raggiunto da alcuni membri del Senato americano, che offre qualche possibilità in più di vedere il Climate Change Bill di Barack Obama diventare legge, nei primi mesi del 2010. Un accordo appare sempre più a portata di mano. Eppure, è ancora molto, molto difficile da raggiungere.