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Dopo l'attentato fallito all'aereo Usa / Confessa
il terrorista: volevo far esplodere tutto per Natale

dal nostro corrispondente Mario Platero

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27 dicembre 2009

NEW YORK – Umar Farouk Abdulmutallab è stato formalmente incriminato poche ore fa dalle autorità americane per il fallito attentato contro il volo della Norhtwestern in arrivo a Detroit. E ha confessato. Una straordinaria confessione a tutto campo, da cui emergono il ruolo centrale dello Yemen come avamposto di Al Qaeda nelle operazioni di terrorismo internazionale e una incredibile storia personale: quella di un giovane di ottima famiglia, che frequenta le migliori scuole e studia ingegneria a Londra, ma che passa al radicalismo islamico al seguito di predicatori via Internet. C'è anche la storia del padre, un importante banchiere nigeriano, talmente preoccupato dal radicalismo del figlio da avvertire le autorità americane all'ambasciata di Lagos sul possibile pericolo rappresentato da Umar. E il puzzle di questo fallito attentato nel giorno di Natale comincia a prendere forma.

Dai capi d'accusa dell'incriminazione sappiamo che la polvere in possesso del terrorista non era solo incendiaria, ma era uno dei più potenti esplosivi sul mercato, il Petn. Sappiamo anche perché le autorità americane pur avendo il nome di Abdulmutallab in una lista di sospetti potenziali di terrorismo, non l'hanno segnalato alle compagnie aeree per chiedere quanto meno ulteriori perquisizioni. E perché il terrorista è riuscito a sfuggire ai controlli di sicurezza, mimetizzando le polveri e la siringa nelle cuciture delle mutande. Si è saputo che il presidente Barack Obama ha ordinato una revisione completa delle procedure per monitorare i movimenti dei sospetti di terrorismo: verrà rivisto il sistema delle 'no fly list', ovvero delle tre liste stilate a seconda del grado di pericolosità degli individui e utilizzate dalle agenzie governative Usa. E si è anche saputo che le autorità per la sicurezza interna e gli agenti antiterrorismo della Cia e dell'Fbi hanno ormai nel mirino le reti al Qaeda nello Yemen, un paese debole, con un governo instabile che a ceduto progressivamente terreno alle attività dei terroristi.

Dalla ricostruzione dei fatti emerge che il terrorista avrebbe davvero potuto far esplodere l'aereo. Per farlo bastava anche una piccola incrinatura nella carlinga. Abdulmutallab aveva istruzioni precise, far detonare l'esplosivo solo in fase di atterraggio con un obiettivo agghiacciante: quello di uccidere non solo i 278 passeggeri a bordo, ma di fare vittime a terra e di terrorizzare il Natale degli americani con le immagini di case incendiate dai detriti, quelle dei resti dell'aereo e dalle notizie della morte di centinaia di vittime.
Si è anche saputo il nome dell'eroico passeggero, Jasper Schuringa, un regista cinematografico olandese che sedeva sulla stessa fila di Abdulmatullab ma dalla parte opposta. Quando Schuringa ha visto i primi fuochi, si è gettato istantanemante sul terrorista, strappandogli la siringa di mano e i vestiti e ustionandosi lui stesso. Con l'aiuto di altri passeggeri lo ha poi immobilizzato e trascinato in prima classe dove è stato ammanettato.

Resta il gravissimo errore delle autorità americane, che hanno sottovalutato il pericolo possibile rappresentato dal giovane nigeriano. Dopo la segnalazione del padre all'ambasciata americana a Lagos, il nome di Amutallab viene in effetti inserito nella no fly list, lista di sospetti di terrorismo, la Terrorist Indentities Datamart Enviroment, conosciuta in gergo con l'acronimo Tide. La lista include i nomi di 550mila individui, c'è poi una seconda lista più selezionata che ha circa 400mila nomi, la Tsdb (terrorist screening data base). Solo 4mila nomi identificati nella Tsdb sono in una lista cui è proibito volare segnalata alle autorità aeree. Ci sono poi altri 14mila nomi che fanno parte di un lista per la quale si richiede una perquisizione obbligatoria ai controlli di sicurezza. Nonostante la denuncia del padre, la autorità americane hanno fatto brevi ispezioni «senza rilevare attività sospette o prove adeguate contro Abdulmutallab» e hanno deciso di lasciarlo nella lista allargata, che non prevede neppure perquisizioni speciali obbligatorie ai controlli di sicurezza, come ha dichiarato oggi Janet Napolitano, il ministro per la sicurezza interna.

Per evitare di essere scoperto ai controlli di sicurezza in aeroporto, Abdulmutallab aveva cucito sia le polveri esplosive, che la siringa con i liquidi chimici per la detonazione all'interno delle mutande, vicino alle parti intime, per evitare, anche in caso di perquisizione, di essere scoperto. L'esplosivo è il Petn, pentaerythritol, potentissimo e non disponibile nel commercio normale. Fu lo stesso usato dallo "Shoe bomber" Richard Redi nel 2001 in un altro attentato fallito. L'idea originaria che il materiale fosse solo incendiario e che Abdulmutallab avesse agito da solo e ormai archiviata, e si guarda in avanti, verso lo Yemen.

E' la rete yemenita di Al Qaeda infatti a diventare da oggi il fronte piu' avanzato nella lotta contro il terrorismo e non solo per l'attacco contro il volo della Northwestern. Fu le rete yemenita di Al Qaeda ad esempio, ad aver ispirato l'attacco del maggiore Nidal Hassan del mese scorso a Fort Hood in Texas, che ha ucciso 13 soldati americani. Anche se la autorità dichiaravano pubblicamente che Nidal Hassan, uno psichiatra alla base, poteva aver agito da solo, si focalizzavano sulle basi di al Qaeda nell Yemen e su un predicatore islamico con cui Nidal aveva avuto contatti. Al punto che il governo yemenita, anche su pressioni di Washington, ha lanciato un violento attacco aereo contro alcune basi conosciute di Al Qaeda in zone remote del paese lo scorso 17 e 24 dicembre, uccidendo una sessantina di militanti. In un primo momento sembrava che fosse stato ucciso anche Anwar al Awlaki, il predicatore islamico che era stato in contatto con Nidal Hassan. Ma familiari vicini al predicatore hanno smentito la sua morte. Dalla confessione si è appreso che Abdulmutallab si era anche lui messo in contatto via Internet con un predicatore islamico yemenita, ma sembra che non fosse al Awlaki. A un certo punto il giovane, che ha oggi 23 anni, si trasferisce in Dubai e decide di rompere ogni rapporto con la famiglia.

  CONTINUA ...»

27 dicembre 2009
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