Il parlamento greco ha approvato questa notte, con i soli voti della maggioranza socialista, una impegnativa Finanziaria che per il governo è il primo passo del piano di risanamento dei conti pubblici chiesto dai mercati e dall'Europa, ma che la stampa di destra bolla stamane come insufficiente e «di breve durata».
L'assemblea unicamerale di 300 deputati ha approvato con 160 voti a favore e 139 contro, dopo un aspro dibattito, il bilancio che prevede una riduzione del 3,6% del deficit sul Pil nel 2010 attraverso tagli della spesa, parziale congelamento dei salari, lotta all'evasione e ridistribuzione fiscale, mantenendo però la protezione delle fasce più deboli.
A seguito di una pesante revisione al rialzo effettuata dal governo poco dopo l'entrata in carica, per quest'anno il disavanzo di bilancio della Grecia è atteso al 12,7 per cento del Pil. Oltre il quadruplo del limite massimo del 3 per cento previsto dai trattati europei. L'obiettivo contenuto nel bilancio 2010 è di abbassarlo di 3,6 punti, al 9,1 per cento.
Tutta l'opposizione, di destra e di sinistra, ha votato contro il bilancio che il premier Giorgio Papandreou ha definito «il primo passo della fiducia e della speranza» attraverso un necessario «cambiamento». Il voto è avvenuto mentre la Grecia affronta una tempesta per il grave deterioramento dei conti pubblici, con il debito sovrano declassato pesantemente dalle agenzie Fitch e S&P e, in modo più dolce, da Moody's. E ciò mentre il sindacato dei dipendenti pubblici Adedy ha annunciato uno sciopero a fine gennaio-inizio febbraio. Lo sciopero potrebbe divenire generale se vi si unirà, come ha minacciato in caso di fallimento dei negoziati su salari e pensioni, anche l'altra centrale sindacale, la Gsee, che rappresenta i lavoratori del settore privato. Ciò metterebbe a rischio un criterio chiave per la fiducia dei mercati: il consenso sociale.
Ieri la Borsa, che oggi è chiusa, era tornata in rosso sia pure di misura (-0,25%).
L'opposizione di sinistra ha denunciato misure contrarie all'interesse dei lavoratori imposte dai mercati e dall'Europa. Il partito di centrodestra, e già di governo, Nuova Democrazia (ND) ha definito insufficienti per far fronte all'emergenza le misure previste dall'esecutivo.