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Stampa cinese: Usa usano web per fomentare rivolte in Iran |
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24 gennaio 2010
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Pechino accusa Washington di usare internet per fomentare le proteste post-elezioni in Iran. Continua così lo scontro a distanza tra Cina e Stati Uniti nato dalla controversia su Google che ha protestato per la censura e gli attacchi di hacker cui è sottoposto nel territorio cinese. La scorsa settimana Google che ha anche annunciato il rinvio del lancio del suo telefonino in Cina, ha denunciato di essere stato oggetto di attacchi di pirati informatici che hanno preso di mira dissidenti cinesi che usano le sue piattaforme di posta elettronica. Il gigante del web ha quindi minacciato di andarsene dal paese, supportato dalla Clinton che ha chiesto al governo di Pechino di garantire trasparenza e libertà su internet. L'intervento della Clinton a favore di oogle, ha scoperto i nervi di Pechino che ha ammonito su possibili conseguenze sui rapporti fra i due paesi. Oggi il giornale del partito comunista, People's Daily, ha accusato gli Usa di voler controllare internet in nome della libertà sul web. «Dietro quello che l'America definisce libertà di stampa c'è una politica astuta. Come si spiega l'agitazione in Iran dopo le elezioni?» si legge in un editoriale firmato da Wang Xiaoyang.
Il governo cinese ha negato ogni coinvolgimento negli attacchi di pirati informatici a Google. Queste accuse sono «infondate», ha commentato Pechino dopo la richiesta di una indagine arrivata dal governo degli Stati Uniti. «Le accuse, esplicite o implicite, che il governo cinese abbia partecipato agli attacchi, sono infondate e mirano a diffamarci. Ci opponiamo fermamente a questo», ha detto un portavoce del ministero dell'industria e dell'informazione tecnologica.
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