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Stampa cinese: Usa usano web per fomentare rivolte in Iran

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24 gennaio 2010

Pechino accusa Washington di usare internet per fomentare le proteste post-elezioni in Iran. Continua così lo scontro a distanza tra Cina e Stati Uniti nato dalla controversia su Google che ha protestato per la censura e gli attacchi di hacker cui è sottoposto nel territorio cinese.
Dopo l'intervento del segretario di stato Usa Hillary Clinton a favore del motore di ricerca oggi il quotidiano del partito comunista cinese ha aspramente criticato Washington accusandola di aver montato una «brigata di hacker» e di sfruttare i media sociali come Twitter e Youtube per fomentare le sommosse in Iran.

La scorsa settimana Google che ha anche annunciato il rinvio del lancio del suo telefonino in Cina, ha denunciato di essere stato oggetto di attacchi di pirati informatici che hanno preso di mira dissidenti cinesi che usano le sue piattaforme di posta elettronica. Il gigante del web ha quindi minacciato di andarsene dal paese, supportato dalla Clinton che ha chiesto al governo di Pechino di garantire trasparenza e libertà su internet.

Il governo cinese ha poco feeling con la Rete. A marzo, nell'anniversario delle rivolte in Tibet, ha bloccato l'uso di Youtube, a giugno poco prima del 20esimo anniversario del giro di vite contro i manifestanti di Tiananmen, ha chiuso Twitter. A luglio ha completato l'opera di oscuramento con Facebook.

L'intervento della Clinton a favore di oogle, ha scoperto i nervi di Pechino che ha ammonito su possibili conseguenze sui rapporti fra i due paesi. Oggi il giornale del partito comunista, People's Daily, ha accusato gli Usa di voler controllare internet in nome della libertà sul web. «Dietro quello che l'America definisce libertà di stampa c'è una politica astuta. Come si spiega l'agitazione in Iran dopo le elezioni?» si legge in un editoriale firmato da Wang Xiaoyang.


«È stato perché la guerra lanciata online dagli Usa, attraverso video su Youtube e Twitter, ha messo in giro delle voci, creando divisioni, sollevando e seminando discordie tra i seguaci delle fazioni conservatrici e riformiste» prosegue l'editoriale. Il People's Daily si chiede poi in maniera retorica se la pornografia o attività che promuovano il terrorismo sarebbero permessi su internet negli Stati Uniti. «Temiamo che agli occhi dei politici americani solo l'informazione controllata dagli Usa è libertà d'informazione, solo le notizie ammesse dagli Stati Uniti sono notizie libere, solo i discorsi approvati dal governo sono discorsi liberi e solo il flusso di informazioni adatti agli interessi americani sia libero» conclude l'editoriale.

Il governo cinese ha negato ogni coinvolgimento negli attacchi di pirati informatici a Google. Queste accuse sono «infondate», ha commentato Pechino dopo la richiesta di una indagine arrivata dal governo degli Stati Uniti. «Le accuse, esplicite o implicite, che il governo cinese abbia partecipato agli attacchi, sono infondate e mirano a diffamarci. Ci opponiamo fermamente a questo», ha detto un portavoce del ministero dell'industria e dell'informazione tecnologica.

24 gennaio 2010
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