Si è aperto al tribunale di Pointoise, nei pressi di Parigi, il processo sull'incidente del Concorde Air France volo 4590 che il 25 luglio 2000 costò la vita a 113 persone (9 dell'equipaggio, 100 passeggeri e 4 persone che si trovavano nell'hotel colpito) e segnò la fine dell'aereo supersonico franco-britannico.
A distanza di dieci anni le circostanze del dramma restano ancora indeterminate. Il Concorde di Air France, in partenza per New York, si schiantò poco dopo il decollo dall'aeroporto parigino di Charles de Gaulle, precipitando su un albergo, a Gonesse. I giudici si danno quattro mesi per analizzare i 90 volumi del dossier e 543 corpi del reato per stabilire le responsabilità del dramma.
Sul banco degli imputati, in particolare, la compagnia americana Continental Airlines, accusata di omicidio colposo. Secondo le indagini ufficiali del Bea -vedi documento pdf- , l'Ufficio di indagini e analisi per gli incidenti aerei, infatti, il disastro fu provocato da un frammento metallico in titanio perso da un DC-10 della Continental, decollato pochi minuti prima.
Secondo tale ricostruzione, la lamella avrebbe provocato lo scoppio di uno penumatico del Concorde, i cui detriti avrebbero colpito il serbatoio di carburante alloggiato nell'ala sinistra innescando un incendio. Dato che l'apparecchio aveva però già superato la V1 (il punto di non ritorno oltre il quale è necessario lasciare la pista) il comandante cercò di effettuare ugualmente il decollo: la successiva perdita di potenza dei motori fece sì che il supersonico si schiantasse poco dopo contro un hotel. Air France, che l'inchiesta ha scagionato da ogni responsabilità, partecipa al processo come parte civile.